L’Italia si appresta a utilizzare nuovi criteri di classificazione delle Regioni in base al rischio relativo all’emergenza Covid-19. L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco si è espresso in merito all’inevitabile abbandono dell’indice Rt, in quanto ormai obsoleto, per utilizzare nuovi parametri maggiormente affidabili.
L’incontro tra Governo e Conferenza delle Regioni ha portato ad alcune novità nella gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia. I parametri per la classificazione del livello di rischio nelle diverse zone del Paese, infatti, sono stati modificati. In particolare, l’indice Rt, che finora aveva misurato la velocità di diffusione del virus in un determinato periodo di tempo, è ormai ritenuto superato in quanto fornisce dati obsoleti, oltre che non più efficaci. Il numero di persone vaccinate – che potrebbero contrarre l’infezione ma non manifestarne i sintomi – è infatti sempre più crescente. Seppure aumentino i contagi, dunque, gli ospedali potrebbero svuotarsi, creando un paradosso.
I vertici dell’Istituto Superiore di Sanità, per questa ragione, dai prossimi giorni prenderanno dunque in considerazione altri calcoli. L’idea in tal senso è quella di monitorare l’indice Rt ospedaliero, ovvero le richieste di ricovero nelle strutture sanitarie dei contagiati. Il nuovo modello utile a determinare per la variazione di colore delle Regioni, dunque, sarà basato sull’incidenza in relazione al tasso di occupazione degli ospedali.
A parlare dei cambiamenti in attesa di essere attuati dalla cabina di regia è stato Pier Luigi Lopalco. L’epidemiologo, nonché assessore alla Sanità della Puglia, in un’intervista rilasciata tra le colonne del Messaggero, ha ribadito il “no” al parametro dell’indice Rt: “Penso che sia uno strumento che arriva troppo tardi, su dati vecchi, utile per chi fa epidemiologia, per gli studiosi, meno per interventi tempestivi. Soprattutto in questa fase dell’epidemia“. Il parere nei confronti delle variazioni è dunque favorevole: “Mi rende molto felice il fatto che finalmente si ricorra a un meccanismo più semplice. Quello in vigore ha troppi cavilli, a partire dai 14 giorni in cui resti bloccato in un colore prima di potere cambiare. Serviva un sistema assai più comprensibile e lineare e quello proposto mi sembra rispondere a questa esigenza“.
Un aspetto, tuttavia, non convince fino in fondo l’esperto. “Giusto assegnare più importanza all’incidenza, ma dovremmo cambiare il modo di calcolarla. Oggi – ha aggiunto – si ricorre semplicemente al dato che emerge da tutti i tamponi eseguiti. Ma in questa fase dell’epidemia, in cui sempre più persone sono state vaccinate e tra di loro ci sono le categorie maggiormente a rischio, questo dato potrebbe essere poco utile. Sarebbe forse meglio calcolare l’incidenza solo sui casi sintomatici o addirittura sul numero dei ricoveri. In questo modo si riuscirà ad avere un quadro più realistico della situazione“. Qualche ulteriore modifica, dunque, sarebbe sufficiente a rendere efficace il nuovo modello.
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Pier Luigi Lopalco, infine, ha detto la sua in merito al futuro della pandemia di Covid-19. Essa, purtroppo, non sembra ancora essere giunta al termine. “Questa ondata pandemica è passata, mi pare evidente ormai che si vada a fasi. Però sono ottimista, non sono tra coloro che si aspettano una quinta, una sesta ondata e via di questo passo”. Il “liberi tutti”, come avvenuto la scorsa estate, potrebbe causare un nuovo peggioramento nel prossimo autunno. “Il rischio è che ci sono ancora molte persone positive e questo potrebbe causare uno stillicidio di contagi nella coda dell’ondata. Ora che i giovani tornano ad uscire, a incontrarsi, possono riportare in famiglia il virus, alimentare nuovi focolai e, purtroppo, anche ricoveri e decessi“.
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