Il 13 maggio del 1981 il terribile attentato a Papa Giovanni Paolo II. Un momento drammatico della storia, rievocato in questi giorni, in occasione dei 40 anni, prima dal fotografo ufficiale, Arturo Mari, oggi da Suor Maria Rosaria Matranga, responsabile della Casa Regina Mundi, è la religiosa che custodisce la maglietta bianca insanguinata che il Pontefice indossava al momento dell’attentato.
La maglietta insanguinata con le iniziali in rosso G.P. e, ancora evidenti, i fori dei proiettili che attraversarono Wojtyla senza ucciderlo è la reliquia “diversa da tante altre che parla di qualcosa di straordinario e racconta il dolore, la fede, e la protezione di Maria che con mano invisibile ha protetto il Papa”. Suor Maria Rosaria Matranga, responsabile della Casa Regina Mundi, è la religiosa che custodisce la maglietta bianca insanguinata che il Pontefice polacco indossava il 13 maggio del 1981 al momento dell’attentato. La maglietta-reliquia, conservata in un quadro per impedirne il deterioramento, da allora è venerata da tantissime persone. “Nell’ultimo anno – ha spiegato suor Matranga – a causa dell’emergenza pandemica che ha colpito anche noi, abbiamo dovuto sospendere le visite ma via telefono sono arrivate tante richieste di preghiere anti Covid”.
La particolare richiesta di una mamma
Prima che esplodesse la pandemia, nel corso di un pellegrinaggio al Regina Mundi, presso la reliquia di Wojtyla dedicato alle famiglie, arrivò una mamma con una richiesta particolarissima: “Mi chiese se conservavamo i registri con le visite degli anni passati. Quella mamma – racconta suor Matranga – era interessata ai registri del 2012 perché in quell’anno consegnò a Wojtyla una preghiera con il desiderio di un figlio”. La donna desiderava infatti tanto diventare mamma ma per lei la gravidanza si prospettava come altamente rischiosa. “I medici la sconsigliavano. C’era il rischio di aborto. Lei veniva qui a pregare Wojtyla e alla fine portò a termine la gravidanza. Nacque un bimbo sano che chiamò Giovanni Paolo che oggi ha 9 anni. Una storia che mi ha commosso tanto”.
La maglietta di Wojtyla
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La maglietta di Wojtyla venne per tanti anni conservata da una infermiera del Gemelli, Anna Stanghellini, che la raccolse nel cestino dell’ospedale al termine dell’operazione a Wojtyla dopo l’attentato. L’infermiera per anni la custodì gelosamente a casa sua poi, in vecchiaia, chiese ospitalità alle Figlie della carità della Casa Regina Mundi e, in segno di gratitudine, lasciò loro la maglietta insanguinata. La superiora della Casa, suor Beatrice, la fece poi sigillare in un quadro per evitarne il deterioramento. “E alla morte di Wojtyla – continua nel suo racconto suor Maria Rosaria – pensò di portarla in Vaticano per l’autenticazione. Quindi venne sistemata nella nostra chiesa”. Da allora è diventata metà di pellegrinaggio e di preghiere per tante persone in difficoltà.
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Il 13 maggio suor Matranga e le consorelle Figlie della Carità, per ricordare i quaranta anni dall’atto di Mehmet Ali’ Agca al Papa, celebreranno una messa con il cardinale Angelo Comastri alle 16.30: “Chiederemo a San Giovanni Paolo II che ci aiuti a non avere paura, mai”.