Nel 2012 il garante del M5s, Beppe Grillo, definiva il ponte tra la Calabria e la Sicilia una “allucinazione mentale” dei politici di allora.
Il ponte sullo Stretto di Messina si farà. E a confermarlo – incredibile ma vero – è proprio il Movimento 5 stelle, da sempre contrario alla realizzazione dell’infrastruttura. Il sì da parte dei pentastellati arriva dopo un’approvazione generale del governo di cui fanno parte. Prima è stato il momento dell’apertura del ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Poi è arrivata la richiesta di Italia viva all’esecutivo di schierarsi a favore della costruzione dell’opera. Per questo, alla fine, deputati e senatori grillini hanno deciso di incontrarsi stasera – martedì 11 maggio alle 20:45 – in un’assemblea congiunta a cui parteciperà anche il sottosegretario alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri. E con ogni probabilità il M5s ribalterà la sua opinione sulla questione, allineandosi alla posizione governativa.
Resta invece fermamente contrario al progetto Alessandro Di Battista, come ha dichiarato lui stesso sul suo profilo Instagram. E sembra l’unico a ricordare com’è nato il Movimento, quali battaglie sosteneva, cosa diceva a proposito del ponte sullo Stretto. “Non ho cambiato idea rispetto al Ponte sullo Stretto”, ha scritto sui social media. Ma ci ha tenuto anche a sottolineare: “Mi indigna solo il fatto che si parli più di tale opera che della revoca delle concessioni autostradali”. Lo stesso concetto, ma più articolato, lo ha espresso anche sulla sua pagina Facebook.
“Nel Paese del sottosopra – ha scritto sul social di Mark Zuckerberg – si fa a gara per pronunciare le parole Ponte sullo Stretto. Come se solo pronunciando tali paroline si possa entrare in società (o nelle società che contano). Chi si oppone è un oscurantista, un retrogrado, un inetto. Per l’establishment, il quale si arricchisce molto più con le inaugurazioni che con la messa in sicurezza, chi ricorda lo stato comatoso in cui vertono strade e autostrade, è uno stolto. Più ascolto politici parlare del Ponte sullo Stretto e più penso che la pandemia non ci abbia insegnato nulla e che, nonostante la retorica, non andrà affatto tutto bene. La pandemia avrebbe dovuto insegnarci che l’attuale modello economico non è più sostenibile e il futuro è il decentramento e si potrà realizzare con una sola grande azione: la manutenzione dell’esistente. I boss sono i primi sponsor del Ponte”.
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Il fatto che Di Battista sia l’unico che effettivamente ricorda le battaglie del Movimento fa riflettere sull’incredibile metamorfosi dei pentastellati negli ultimi anni. Un partito che è nato con il garante Beppe Grillo che, nel lontano 2012, definiva il progetto del ponte una “allucinazione mentale”. Che nel 2016 lottavo per il no alla realizzazione della grande opera. Che meno di un anno fa, quando il Paese era guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, proprio il premier aveva detto che non c’erano le condizioni per il ponte e che bisognava collegare le due sponde con un tunnel sottomarino.
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Posto che in una relazione di 158 pagine della commissione dei tecnici del ministero dei Trasporti è messo nero su bianco che il tunnel sott’acqua voluto da Conte non si può fare, la politica forse dovrebbe aprire una riflessione sulla parabola di cambiamento che sta facendo il Movimento. Dove vogliono arrivare i pentastellati? Al momento i cinquestelle sembrano semplicemente colpiti da una “amnesia politica selettiva”, come l’ha definita l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio.
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