Pera su Csm:«Governo deve controllare pubblici ministeri»

L’ex presidente del Senato, Marcello Pera, esprime la sua amarezza per quanto sta accadendo al Consiglio Superiore della magistratura:«Una giustizia simile non può reggere».

Marcello Pera-Meteoweek.com

L’ex presidente del Senato Marcello Pera, intervistato da Libero, esprime tutta la sua amarezza nei confronti di quanto sta accadendo nella magistratura del nostro Paese e in particolare nel Csm (Consiglio Superiore della magistratura).  «Nessuno stupore», dice, «Sono amareggiato, certo. Il male nella magistratura, però, è così profondo e diffuso che è difficile nasconderlo. Vengono al pettine nodi di carattere comportamentale, ma anche normativo e costituzionale. Una giustizia simile non può reggere». 

E a proposito del Consiglio Superiore della magistratura, Pera sottolinea che non sa «se sia possibile scioglierlo, come propongono alcuni. Di certo dovrebbe essere riformato in profondità, iniziando dal modo in cui è stato disegnato nella Costituzione. Limitarsi a cambiare il sistema elettorale con cui sono scelti i suoi membri servirebbe solo a peggiorare le cose».

Pera non sembra essere convinto neppure del sorteggio dei membri del Csm:«Si immagina cosa succederebbe a sorteggiare i membri delle commissioni del Csm? Le raccomandazioni, i ricorsi, le connivenze tra colleghi… tutti i fenomeni che vediamo ora accadrebbero lo stesso. La questione è molto più complicata e riguarda struttura, concetto e natura del Csm».

Marcello Pera-Meteoweek.com

Per quanto concerne chi dovrebbe occuparsi di giudicare i magistrati, Pera asserisce:«Sugli inquirenti, nessun dubbio: deve giudicarli il potere esecutivo. Per il semplice fatto che sono espressione del potere esecutivo, cioè esercitano l’azione penale in nome dello Stato, che deve avere il diritto di controllare se la esercitano bene oppure no. Quindi la prima cosa da fare è separare le carriere e portare i pubblici ministeri sotto l’ambito della politica. Come avviene in tutta Europa».

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In merito ai magistrati giudicanti, l’ex presidente del Senato aggiunge:«Oggi nel Csm accade la cosa peggiore: i pubblici ministeri giudicano i giudici e quindi li addomesticano, perché il giudice che vuole fare carriera ha bisogno dell’aiuto del pm. Ciò è aberrante. Ed è un altro motivo per separare le carriere e ricongegnare il Csm: se questo deve avere ancora un senso, è per i giudicanti, non per gli inquirenti. Mattarella ha ragione nel dire che non è suo compito specifico entrare nel merito delle cose che sono successe. Però c’è un’opinione pubblica che si aspetta da lui delle parole. Siamo frastornati, allibiti, insicuri. Non crediamo più nella magistratura. Mattarella dovrebbe dare risposte. Tocca fare capire agli italiani che qualcuno si sta prendendo cura di questo grave bubbone. Magari il presidente del Consiglio, meglio ancora il presidente della Repubblica».

Anna Di Donato

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