Il 9 maggio si celebra il giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale. Sergio Mattarella, in tale occasione, ha chiesto che venga fatta piena luce sugli anni di piombo. “Ci sono ancora ombre non chiarite“, ha detto il Presidente della Repubblica.
Quest’oggi, nell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, si celebra il giorno della memoria in onore delle vittime del terrorismo interno e internazionale. Una ricorrenza istituita con una legge del 2007 e molto sentita dallo Stato italiano. Sergio Mattarella, in questa occasione, ha voluto ribadire la necessità di andare a fondo alle vicende avvenute nel corso degli anni di piombo, nonché quella di mostrare impegno unitario contro il terrorismo.
“La completa verità sugli anni di piombo è un’esigenza fondamentale. Sono stati anni molto sofferti, in cui la tenuta istituzionale e sociale del nostro Paese, è stata messa a dura prova. Oltre quattrocento le vittime in Italia, di cui circa centosessanta per stragi. Ci sono ancora ombre, spazi oscuri, complicità, non pienamente chiarite“. Lo ha detto Sergio Mattarella in un’intervista rilasciata alla Repubblica nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo. “Cittadini inermi colpiti con violenza cieca, oltre cento gli uomini in divisa che hanno pagato con la morte la fedeltà alla Repubblica. Magistrati, docenti, operai, dirigenti d’azienda, studenti, giornalisti, uomini politici, sindacalisti. Nessuna categoria manca all’appello di una stagione in cui il terrorismo, di varia matrice, ha preteso di travolgere la vita delle persone inseguendo progetti sanguinari. La scia lasciata dagli assassini ci porta sino ai primi anni 2000“.
E sulle origini del fenomeno: “Certamente non sono da ricercare nella contestazione del ’68, al contrario“, ha sottolineato. “Le stagioni delle lotte sindacali, come quelle delle manifestazioni studentesche, sviluppatesi alla fine degli anni ’60 del Novecento, hanno rappresentato forti stimoli allo sviluppo di modelli di vita ispirati a maggiore giustizia e coesione sociale“. Al centro delle vicende, infatti, c’era la politica. “Il bersaglio era la giovane democrazia parlamentare, nata con la Costituzione repubblicana, per approdare a una dittatura, privando gli italiani delle libertà conquistate nella lotta di Liberazione. Esattamente il contrario di quanto proclamava il terrorismo rosso, quando parlava di Resistenza tradita“. Il terrorismo nero, iNVECE, ha sottolineato il capo dello Stato, “è stato spesso strumento, più o meno consapevole, di trame oscure, che avevano l’obiettivo politico di rovesciare l’asse politico del Paese interrompendo il percorso democratico“.
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Sergio Mattarella ha infine ringraziato il presidente francese Emmanuel Macron per avere fermato nel suo Paese dieci italiani che erano ricercati da tempo. Da qui l’invito alle altre Nazioni a fare lo stesso nei confronti di “quanti si sono sottratti alla giustizia italiana e vivono la latitanza in altri Paesi“.
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