Scuola, in un istituto appare cartello: «Divieto di tacchi». Il dirigente scolastico spiega il perché dell’apposizione del cartello
In un istituto comprensivo, lo Zavalloni di Riccione, hanno affisso un cartello di divieto di tacchi. Il dirigente scolastico, Nicola Tontini, dopo 6 anni ha scelto di inserire il suddetto divieto tra le prescrizioni per lo staff della scuola. «Nessun tentativo di censurare le insegnanti, le collaboratrici scolastiche, le madri. Nessuna imposizione modaiola. Ma solo il frutto di una serie di considerazioni pratiche: la scuola è popolata anche da lavoratori, collaboratori, insegnanti, e quel cartello è per ricordare che ci sono anche dei pericoli, e non avere calzature adeguate può comportare problemi».
Si tratta di un cartello che ha chiaramente attirato l’attenzione e qualche critica un po’ di nascosto. Dopo le norme per il decoro dell’abbigliamento studentesco, in molto si sono domandati se ora i presidi inizieranno a guardare anche che scarpe indossiamo? Il preside ribatte:«Assolutamente no, anzi, io ho un ufficio tutto vetri da cui vedo il via vai a scuola, ma non mi sono mai sognato di osservare come arrivassero vestite le persone, né soprattutto cosa calzassero. È solo un avvertimento per ricordarci che ci sono precauzioni che bisogna tenere: soprattutto per i collaboratori che lavano, puliscono i vetri, magari salgono e scendono dalle scale, è importante prendere delle precauzioni e evitare incidenti». Tontini ha raccontato che di infortuni ve ne sono stati diversi: non vi sono state cause legali ma alcuni episodi che lo ha spinto ad apporre il suddetto cartello. «Un infortunio può capitare, ed è importante che la scuola si tuteli, che dimostri che nessuna precauzione è stata omessa. Quando ho aggiornato tutte le funzioni, dopo i corsi sulla sicurezza, ho deciso di mettere anche il cartello ‘no tacchi’: non si sa mai. Ma non volevo suscitare tanta attenzione, con tutti i problemi che abbiamo quest’anno, l’unico mio desiderio è arrivare a giugno senza intoppi».
La questione è che un cartello col divieto fa sempre gridare alla censura: accade a Roma alcuni anni fa al liceo Socrate, quando disse alle studentesse di non mettere la minigonna per non scatenare l’attenzione morbosa dei prof. Lì fu grande la polemica e vi fu una vera e propria rivolta contro quel divieto. Questa volta, però, la questione sembra differire.
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Tontini spiega che con 130 persone (collaboratori, amministrativi, docenti) che frequentano l’istituto tutti i giorni, «ciascuno con le proprie inclinazioni o interessi, qualche episodio è successo. Allora semplicemente ho pensato bene di ricordare che l’uso di certe calzature in alcune condizioni di lavoro non è consentito: anche mia moglie quando di corsa accompagna nostro figlio all’asilo difficilmente mette i tacchi».
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