Si aggrava la posizione di Gabriel Robert Marincat, già in carcere per la morte di Sharon Barni, uccisa l’11 gennaio a soli 18 mesi.
Si apre un nuovo capitolo delle indagini per la morte di Sharon Barni avvenuta a soli 18 mesi lo scorso 11 gennaio a Cabiate, in provincia di Como. Si aggrava la posizione di Gabriel Robert Marincat, il compagno della madre della piccola Sharon, già in carcere da gennaio. L’accusa, inizialmente, era quella di morte causati da maltrattamenti in famiglia. L’esito dell’autopsia ha però cambiato le carte in tavola. Ora, l’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale sulla bambina.
L’accusa
Quanto emerso dall’autopsia è del tutto incompatibile con il racconto fatto dall’operaio romeno di 25 anni. Stando al referto, le lesioni e le escoriazioni ritrovate sul corpo della bambina «non sono compatibili con cadute accidentali e risalenti anche a periodi precedenti».
LEGGI ANCHE: Allevatore ucciso con un colpo di fucile in pieno volto: il corpo trovato dai figli
Quell’11 gennaio, in casa erano con la piccola Sharon era presente solo lui, Gabriel Robert Marincat. L’uomo ha raccontato che la bambina, mentre giocava, ha tirato un cavo della stufetta elettrica posata su una scarpiera. Tirando il cavo, le sarebbe caduta in testa. Sharon avrebbe quindi iniziato a piangere e si sarebbe poi addormentata. L’uomo, ha raccontato, si sarebbe accorto solo in un secondo momento che la bambina stava male e, alle 19, ha chiamato i soccorsi. Gli inquirenti, invece, pensano che la morte della bambina sia sopraggiunta solo dopo una giornata di brutali violenze. Per tale motivo, il pm di Como Antonio Pavan ha deciso di aggravare le accuse.