Dopo tredici ore di camera di consiglio è arrivato il verdetto per Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. È quanto hanno stabilito i giudici della prima corte d’Assise di Roma.
Un processo lungo, doloroso e difficile, quello ai due assassini del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso mentre era in servizio la notte del 26 luglio 2019 a Roma. La prima Corte d’Assise di Roma, presieduta dalla giudice Marina Finiti, ha concluso che i due giovani statunitensi Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth non solo sono colpevoli, ma meritano la massima pena comminabile in Italia: l’ergastolo. Una decisione arrivata dopo tredici ore di camera di consiglio e che è stata accolta con un’esplosione di pianto da parte della vedova di Cerciello Rega, Rosa Maria Esilio.
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L’udienza, che si è svolta nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, si è svolta alla presenza, oltre che della vedova del Carabiniere, anche dei familiari del carabiniere ucciso. La sentenza è arrivata questa notte: per i due imputati, accusati di concorso in omicidio, il pm Maria Sabina Calabretta aveva chiesto proprio la condanna all’ergastolo. E così è stato. Nella sentenza è stato inoltre disposto il pagamento di un milione di euro circa a titolo di provvisionale in favore delle parti civili. “È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario“ sono state le prime parole della vedova del carabiniere assassinato un anno e mezzo fa. “Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova e Mario rappresenta il precedente a cui chi avrà bisogno potra’ appellarsi. La sua integrità è stata difesa e dimostrata nonostante da vittima abbia dovuto subire tante insinuazioni” ha aggiunto la donna.
Il processo ai due americani è iniziato nel mese di febbraio del 2020, e non si è fermato durante la pandemia di coronavirus. La pubblica accusa, affidata al procuratore aggiunto Nunzia D’Elia ed al sostituto procuratore Maria Sabina Calabretta, aveva da subito puntato all’ergastolo come obiettivo da raggiungere nel processo: “Non un trofeo da esibire, ma una pena giusta”, avevano spiegato i giudici, per un omicidio “consumato in meno di 30 secondi, in cui è stata tolta brutalmente la vita a un uomo. Cerciello non è morto per un destino avverso o per una fatalità, la morte è la conseguenza diretta di quello che i due imputati hanno fatto”. Gli avvocati di Elder – colui che ha materialmente inflitto le undici coltellate a Cerciello Rega – e di Natale Hjorth hanno sempre insistito sulla stessa versione dei fatti: i due giovani non sapevano di avere davanti dei carabinieri. Avrebbero reagito per istinto, “per legittima difesa”: così hanno dichiarato in aula, in particolare Elder. La loro reazione violenta sarebbe nata da un istinto di autodifesa quando si sono trovati davanti Cerciello e il collega Andrea Varriale, che secondo una versione dei fatti non si sarebbero accreditati come carabinieri.
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Quello che avvenne la notte del 26 luglio 2019 è stata ricostruita attraverso lunghe indagini coordinate dalla procura. Il vicebrigadiere Cerciello Rega quella sera, insieme con il collega Varriale, era impegnato in un’operazione che appariva quasi di routine. Tutto era iniziato con il furto di uno zaino, denunciato da Sergio Brugiatelli: è lui l’uomo che fece da intermediario tra i due giovani americani e un pusher per l’acquisto di droga. Elder e Hjorth a Trastevere cercavano cocaina, ma erano stati truffati: i due avevano quindi rubato lo zaino di Brugiatelli chiedendo per la restituzione sia la droga che i soldi spesi per acquistarla. Brugiatelli aveva avvisato i carabinieri, e all’appuntamento concordato per lo scambio si erano quindi presentati Cerciello Rega e Varriale, che avevano tentato di bloccare i due americani. E’ in quel momento che Elder ha estratto il coltello e poi colpito il vicebrigadiere a morte. I due americani poi fuggirono verso l’albergo nel quale alloggiavano e dove sono stati rintracciati e arrestati.