La Commissione che doveva valutare la fattibilità dell’opera sottoporrà i risultati al Governo e al Parlamento. Ma le problematiche sulla realizzazione rimangono.
Si torna a parlare di Ponte sullo Stretto di Messina, il Governo sarebbe pronto a lanciare una nuova proposta per la realizzazione dell’infrastruttura. L’opera, spesso annunciata ma senza alcun progetto di davvero fattibile, stavolta avrebbe il sostegno economico di derivazione del Pnrr che prevede l’investimento al Sud del 56% delle risorse totali del Recovery fund assegnato all’Italia.
“Siamo in presenza di un investimento di proporzioni senza precedenti, che avrà importanti effetti sull’occupazione, di una grande opportunità per ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud e anche tra aree urbane e interne – afferma il ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini – . Impossibile accusare il governo di disattenzione verso il Mezzogiorno. Per gli investimenti sulla mobilità, la parola chiave è interconnessione, per migliorare la qualità della vita delle persone e aumentare la competitività dei territori“.
Il Ponte costerebbe più di 4 miliardi di euro e verrebbe collocata in un territorio, quello tra Sicilia e Calabria, fortemente carente di infrastrutture. La sua realizzazione però, se seguita da un reale miglioramento delle condizioni del Mezzogiorno, potrebbe generare un flusso economico di 50 miliardi in venti anni, stando alle previsioni.
Già durante il Governo Conte I la Ministra De Micheli aveva creato una Commissione per fare chiarezza sul progetto, valutando anche il rapporto tra costi benefici. Alla stessa Commissione toccherà ora scegliere il progetto più idoneo e sottoporre i risultati al Governo Draghi. Il Ponte sullo Stretto però non è stato inserito direttamente nel Pnnr poiché prevede soltanto le opere pubbliche che possono essere realizzate entro il 2026. I dubbi rimangono non solo per la reale capacità di realizzare l’opera ma anche per il fortissimo impatto ambientale che deriverebbe da tutto il processo. ”Utilizzeremo le migliori pratiche metodologie per ridurre l’impatto sugli ecosistemi” afferma su questo punto Giovannini. “La Commissione ha preso in esame diverse tipologie di tunnel e di ponti: sulla base di questo lavoro si aprirà un dibattito politico e pubblico e si esamineranno tutti gli aspetti legati alla fattibilità, non solo economica“.
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Un altro nodo riguarda il Codice degli appalti: “Verrà rivisto complessivamente con una legge delega, com’è stato annunciato. Ma occorrerà del tempo e nel frattempo le opere del Pnrr devono partire. Occorreranno perciò norme specifiche di cui potranno giovarsi anche gli interventi previsti nel Pnrr, ma non solo: per realizzare velocemente gli interventi serve anche una Pubblica amministrazione rafforzata numericamente e soprattutto tecnicamente, come avverrà presto con le 2.800 assunzioni al Sud già previste. La preparazione dei bandi e il controllo sulle opere saranno decisivi e questo non ha nulla a che vedere con il Codice degli appalti“
Posizioni diverse dal mondo della politica e dell’economia. “Il Governo dica con chiarezza se vuole realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina, il Ministro Giovannini venga in Parlamento a riferire e a sgombrare il campo dalle vaghezze che circondano questo argomento” afferma Stefania Prestigiacomo di Forza Italia. “Dal documento emergerebbe una sostanziale bocciatura del progetto a campata unica a favore di una nuova soluzione a tre campate. Abbandonare un progetto che ha già superato tutti i vagli e gli approfondimenti scientifici per un altro tutto da fare comporterebbe una ridefinizione completa dell’opera con inevitabili conseguenze di carattere economico ma soprattutto temporale. Significherebbe ricominciare da capo e sarebbe un modo burocratico e ipocrita per mettere una pietra tombale sulla più importante opera infrastrutturale europea del prossimo futuro“.
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Bocciatura netta da parte di Leu: “Senza neppure attendere che la relazione della commissione tecnica del ministero delle Infrastrutture sia completa, già riparte l’eterno mantra del Ponte sullo Stretto. Evidentemente non è bastato aver buttato al vento, nel corso dei decenni, centinaia di milioni in inutili progetti” dichiara la capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris. “In questi decenni non è stato fatto nulla per dotare il Sud delle infrastrutture necessarie e persino il Pnrr non prevede stanziamenti davvero adeguati. Il Ponte sarebbe solo un’opera faraonica destinata a collegare il vuoto con il vuoto. Si tratta di una giostra tutta ideologico che servirà solo a buttare altri soldi e a distrarre dall’urgenza reale: le infrastrutture di cui la Calabria e la Sicilia, come tutto il Meridione, hanno davvero bisogno“.
Per Conftrasporto invece è tempo di agire. “Sarà che i tempi erano stretti perché potesse essere inserito nel Pnrr , fatto sta che del Ponte sullo Stretto di Messina si continua sempre e solo a parlare. Lo si fa da un secolo. Ora è tempo di agire” dice il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè. “Non era necessario un nuovo via libera da parte di un’altra commissione di tecnici, come quella voluta dall’ex ministra Paola De Micheli (probabilmente per nascondere le resistenze di una parte della maggioranza dello scorso governo). Il progetto era nelle condizioni di avviarsi, tanto che alcuni lavori relativi alla rete ferroviaria erano già stati intrapresi. L’opera non risponde solo ad un’esigenza economia, ma anche sociale, che vede collegato all’Europa il popolo siciliano. La mancata realizzazione del Ponte sarebbe un autogoal incomprensibile, anche perché rischia di lasciare ai margini di uno sviluppo previsto per l’intera area mediterranea una realtà in cui vivono più di cinque milioni di cittadini italiani“.
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