Se non riconosciamo Dio come “cosa buona” nella nostra vita, andiamo errando per altre strade, bisognosi così di essere ritrovati.
Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. Alleluia. (Sal 127, 1-2)
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Dal libro della Genesi
Gen 1,26-2,3
Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogàtela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”.
Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.
Parola di Dio.
R. Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani.
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio. R.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: “Ritornate, figli dell’uomo”.
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli. R.
Non è costui il figlio del falegname?
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,54-58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname?
E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?”. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Parola del Signore.
Quando si giudica una persona, quando la si etichetta come incapace o insignificante, che possibilità diamo a quella persona di farci capire davvero chi è e di farci ricredere? Molti avevano dato un negativo a Gesù tra quelli della sua patria, tanto che addirittura non riusciva a fare miracoli a causa della loro incredulità. Dio, onnipotente, si è posto questo un limite, che è la nostra incredulità.
La nostra incredulità è quella che ha appeso Gesù alla Croce, perché non abbiamo riconosciuto Dio come “cosa buona” nella nostra vita e siamo andati errando per altre strade, bisognosi così di essere ritrovati. Se non abbiamo fede Dio può operare poco o niente. E questo perché?
Il commento al Vangelo di ieri
Perché liberamente possiamo aderire a lui e alla sua grazia. Avendoci fatti liberi come lui è libero, noi siamo in grado di volere o rifiutare qualcosa, e Dio non viola mai la nostra libertà, uno dei beni più preziosi che abbiamo. Dio che è profondamente libero ha creato creature libere. Per questo non dobbiamo cadere nei giudizi: i giudizi ingabbiano e ci ingabbiano! Ci accecano di fronte alla realtà e alla verità. Ci impediscono di abbeverarci alla fonte della grazia di Dio, che è l’amore stesso.
Se invece lasceremo che siano i fatti a parlare e non la nostra personale (e spesso opinabile) idea che abbiamo sulle cose, saremo aperti alle meraviglie di Dio. Non lasciamo quindi che Dio si meravigli, al contrario, della nostra incredulità.
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