“Così il pass vaccinale non va”, i rischi secondo il Garante Privacy

Pasquale Stanzione, presidente dell’Autority per la protezione dei dati personali, ha espresso la sua preoccupazione sul pass vaccinale: “Così com’è, la norma non circoscrive sufficientemente l’ambito di utilizzo dei pass, con il rischio di interpretazioni, magari in buona fede, che però abbiano l’effetto di estenderne indebitamente il perimetro. Non vi è una chiara definizione dei protagonisti del trattamento (titolare e responsabile in particolare) necessaria invece, a tacer d’altro, per l’esercizio, da parte degli interessati, dei diritti loro riconosciuti dalla disciplina privacy. Inoltre, la previsione di due modelli diversi di pass a seconda che siano tampone negativo o da guarigione o, invece, da vaccino andrebbe sostituita dall’indicazione della sola scadenza temporale del certificato. Vanno poi introdotte garanzie adeguate alla natura dei dati trattati, che sono sensibili“.

pass vaccinale

Il presidente Stanzione, però,  respinge l’idea che con il suo intervento si metta a rischio la funzionalità del pass: “La funzionalità del pass rischia di essere pregiudicata non già dalle richieste di modifica del Garante, ma dalle lacune della norma che auspico possano essere colmate, almeno in sede di conversione del decreto legge”. L’Autorità aveva già inviato un avvertimento formale al Governo, nel quale aveva precisato, che il cosiddetto “decreto riaperture” non garantisce una base normativa idonea per l’introduzione e l’utilizzo dei certificati verdi su scala nazionale, ed è gravemente incompleto in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali. Infine, un messaggio al Parlamento Ue che sta lavorando sul certificato verde digitale per muoversi all’interno dell’Europa, purché nel rispetto della privacy: “Come abbiamo riferito in Senato”, spiega Stanzione, “il draft di regolamento, pur con qualche modifica che il Garante europeo per la privacy e il Board hanno richiesto, sottende un equilibrio ponderato tra privacy, esigenze sanitarie e libertà di circolazione, in quanto contempla garanzie adeguate per evitare trattamenti indebiti dei dati e, tramite essi, discriminazioni nei confronti di quanti non vogliano o non possano vaccinarsi”.  

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Il problema concreto, dunque, è che si possano creare anche delle discriminazioni tra cittadini, con effetti non secondari sulla libertà di spostamento individuale.  Senza considerare che la norma sui pass vaccinali, così com’è stata scritta non prevede neppure i tempi di conservazione dei dati personali, né misure adeguate per garantire la loro integrità e riservatezza. Stanzione continua,  inoltre, dicendo che: “È una questione di osservanza di norme, come quelle che impongono il parere obbligatorio, ancorché non vincolante, del Garante, a tutela tanto di un diritto di libertà, quale è appunto la privacy, quanto della stessa efficacia delle misure di contrasto della pandemia. Norme dall’ambito applicativo non ben definito, prive di una chiara indicazione dei soggetti responsabili e delle misure idonee a prevenire indebiti trattamenti dei dati, rischiano infatti di complicare, anziché agevolare l’azione di contrasto della pandemia. 

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