Comunali Roma, Bertolaso chiude la porta al centrodestra “Sarei un sindaco da incubo”

La situazione delle amministrative nella Capitale è ancora complessa. Il centrosinistra da il via alle primarie mentre il centrodestra ancora non sa chi presentare rispunta il nome di Bertolaso. Le uniche certezze di Roma restano Raggi e Calenda.

Manca poco alle primarie del centrosinistra ma al momento di nomi al femminile nelle file del Partito democratico se ne vedono troppo pochi. Nonostante Letta sostenga, come precedentemente Zingaretti – almeno a parole – una parità di genere, i candidati sindaci presentati dal Pd sono quasi tutti uomini. Di donne ne spuntano poche tra cui Monica Cirinnà, senatrice dem e promotrice del ddl omonimo. “Intendo correre alle primarie per mettere al servizio di Roma 20 anni trascorsi in Consiglio comunale e 7 in Senato” aveva già annunciato tempo fa. Alcune provengono dai municipi di Roma ma resta un numero esiguo anche sui territori.
Ancora in alto mare anche il centrodestra. Definitiva porta in faccia da Guido Bertolaso, la coalizione di centrodestra non sa su chi puntare. L’ex capo della protezione civile non ha alcuna intenzione di candidarsi alle amministrative della Capitale. “Per i romani sarei un sindaco da incubo, vi dovete mettere in testa questo. Io non sono una persona facile, non sono una persona propensa alla mediazione e al compromesso” avvisa Bertolaso su La7. La sua ferma convinzione del non correre come sindaco di Roma sta nel fatto che nella Capitale servirebbe una rivoluzione. E questo comporterebbe un rischio molto alto come “giocare ogni giorno una finale di Champions League correndo il rischio di perderla” spiega Bertolaso.
Bertolaso chiude ogni porta al Campidoglio: “Sarei un sindaco da incubo per i romani”
Per lui sono troppe le cose da dover cambiare o su cui intervenire a Roma: “Centro storico chiuso ad auto normali e ad auto blu, termovalorizzatori per bruciare i rifiuti, idrogeno verde per i mezzi pubblici, autovelox lungo l’Olimpica, Cristoforo Colombo, l’Ostiense, ganasce per chi parcheggia in seconda fila“. Sono solo alcune delle misure drastiche che prenderebbe Guido Bertolaso se salisse al Campidoglio. Tutti questi interventi, per risanare Roma sarebbero necessari e quasi indispensabili. Il problema è che rischiano di essere infattibili, secondo Bertolaso come traspare dalla sua rassegnata convinzione di lasciar perdere di pensare soltanto di “metterci le mani”. Il suo programma per Roma sarebbe irrealizzabile, confessa “Mi metterebbe contro tutto e contro tutti, meglio che mi dedico alla nipotina” costringendosi quasi a guardare dall’altra parte.
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L’ex capo della Protezione Civile ha quasi concluso la sua missione in Lombardia dove ha condotto la campagna vaccinale. Tornato a Roma è stato adescato dal centrodestra per diventare il nuovo sindaco della Capitale. Nonostante le sue insistenze sul non voler candidarsi, il suo programma ipotetico per Roma non è passato inosservato e ad alcuni non sembra troppo ipotetico. Lega e Forza Italia lo vorrebbero subito in campo per il Campidoglio ma c’è Giorgia Meloni ad avere l’ultima parola sulla capitale.
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La decisione dei candidati resta sempre nel caos, sia a centrosinistra che a centrodestra. Una partita importante, forse anche troppo che mette in dubbio tutte le alleanze e la tenuta delle coalizioni che si stanno cercando di mantenere in apparenza. La sfida di Roma potrà dare dei risultati inaspettati e svelare dinamiche che non tutti i partiti vorrebbero. Il rischio di fallire a Roma è alto e fallire nella Capitale significa una volata a picco nelle politiche nazionali. C’è ancora tempo per attendere i candidati che sfideranno Calenda, unica certezza al momento per Roma.