Si tratta di uno strafalcione, ma ripetuto per parecchie volte: il sindaco di Gualdo Cattaneo si è detto “convintamente antisemita”.
Nega la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita sopravvissuta all’Olocausto Liliana Segre, e si dichiara “convintamente antisemita”. Il collegamento tra le due frasi sembra logico: rifiutarsi di onorare uno dei simboli della memoria del nostro Paese, può dipendere da un odio razzista. Eppure, in realtà, il sindaco di Gualdo Cattaneo Enrico Valentini è incappato in uno strafalcione. E più di una volta. Tante volta il sindaco ha ripetuto di essere “convintamente antisemita” nel corso di una videoconferenza del consiglio comunale dello scorso venerdì 16 aprile. Il Consiglio comunale del borgo in provincia di Perugia era riunito per votare il conferimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, e le parole del sindaco rientrano nelle sue dichiarazioni di voto.
Ha votato no, il sindaco Valentini, la mozione presentata dal gruppo di opposizione di centrosinistra “Territorio Comune”. Ma non perché provi un odio razziale nei confronti delle persone di religione ebraica, come invece ha letteralmente detto. Il motivo è invece che – secondo il primo cittadino – la senatrice a vita sopravvissuta all’Olocausto non avrebbe stretti legami con il paese di Gualdo Cattaneo e quindi mancherebbe dei requisiti necessari per ricevere l’onorificenza.
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Ignaro dell’errore che stava commettendo reiteratamente, Valentini ha anche aggiunto che lo stesso discorso sarebbe valso se al posto di Liliana Segre la stessa proposta fosse stata avanzata per Norma Cossetto, la giovane istriana uccisa e gettata nelle foibe, dal momento che anche lei “non è collegata al territorio”. Questa spiegazione, secondo il sindaco, bastava a chiarire che il pregiudizio politico non aveva influenzato il suo voto. Mentre sarebbe stato tutt’altro paio di maniche se i consiglieri avessero votato “tutti quanti convintamente per Gualdo Cattaneo città antisemita”. A quel punto il sindaco si sarebbe volentieri unito alla schiera di voti favorevoli.
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Il sindaco Valentini, per tutti e quattro minuti circa del suo accorato discorso, non si è mai reso conto del significato reale delle parole che stava pronunciando. Tanto che viene automatico chiedersi se conoscesse il significato della parola “antisemita”. In ogni caso sicuramente adesso lo sa, visto che a margine del discorso è intervenuto un consigliere a salvarlo da eventuali “strumentalizzazioni”. Il collega ha spiegato al sindaco che “antisemita” è colui che prova un odio razziale nei confronti degli ebrei. E il primo cittadino, visibilmente imbarazzato, si è subito corretto. Ha sottolineato che voleva intendere “l’accezione contraria”: è stato, ha detto, un “lapsus contrario”. E, ha aggiunto, “mi scuso se è stato interpretato male, è esattamente l’opposto”. Ma qualcuno dovrebbe dire al sindaco di Gualdo Cattaneo che nessuno ha “interpretato” niente: le parole hanno un significato. E anche importante.
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