Ok delle Camere al Recovery Plan: dalla votazione alle prossime sfide

Il Parlamento italiano ha votato per il sì al Recovery Plan presentato dal presidente del Consiglio Mario Draghi di fronte alle Camere. Il piano conta 248 miliardi in totale, di cui 82 per la crescita del Sud. “Oggi è un giorno positivo per l’Italia, ha chiosato il premier. Ma cosa è avvenuto nelle Aule e come potrebbe cambiare l’Italia nei prossimi anni?

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Il Recovery Plan approda finalmente nelle Camere, dopo una lunga e travagliata gestazione che ha coinvolto ben due governi. E’ stato direttamente il presidente del Consiglio Mario Draghi a presentarne i contenuti e a rispondere agli ultimi quesiti (diversi, visto lo scarso anticipo con cui le Camere hanno potuto leggere le ultime modifiche). Alla fine, il sì è arrivato in entrambe le Aule. Il piano prevede 248 miliardi complessivi di investimenti, di cui 82 per la crescita del Sud e 18 miliardi per il superbonus. Poi ancora l’estensione della banda larga ovunque, la legge delega per la riforma del sistema fiscale, investimenti per la ricerca, per la transizione green e molto altro. Oggi è un giorno positivo per l’Italia“, chiosa il capo del governo. Un voto importante anche perché “il 30 aprile (la data della consegna del Recovery in Ue, ndr) non è una data mediatica. Se consegnavamo il piano il 10 maggio i soldi arrivavano a giugno, o peggio, dopo l’estate“. Ma la parte più difficile deve ancora venire, soprattutto con la strutturazione delle riforme già anticipate nel Pnrr: “Senza di loro dispero di spendere bene questi soldi“, spiega Draghi. Anche perché sarà necessario partire da subito con i decreti attuativi delle sei missioni e delle riforme previste. Il via è previsto già a maggio, il provvedimento sulle semplificazioni è già in via di definizione. E’ importante non sbagliare, è necessario non lasciarsi frenare dalla storica “inerzia istituzionale“, ribadisce Draghi, perché se andrà tutto bene dopo il Recovery Plan “l’Italia non sarà più la stessa“.

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Le Camere e il Recovery

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Vista l’urgenza, vista la posta in ballo, il Recovery passa alla Camera con una maggioranza bulgara: 442 voti a favore, Fratelli d’Italia astenuta. Situazione molto simile al Senato, dove persino Matteo Salvini ammorbidisce i toni e pone i suoi attacchi dei giorni precedenti sul piano di un leale confronto tra idee diverse: “Presidente, diffidi dagli yes man. La Lega c’è, siamo alleati leali, a sinistra qualcuno dice ‘purtroppo’“. Eppure la Lega continua a fare il suo gioco e qualche critica persiste: “Avremmo preferito avere più tempo ma non è vero che il Parlamento sia stato escluso“, ha ribadito il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Frasi che non cadono nel vuoto, e riecheggiano gli stessi argomenti sollevati da Giorgia Meloni: “Il Parlamento su questo piano è stato ignorato, verrebbe da dire deriso ed è stata una scelta politica“. Per ora, comunque, il Recovery passa e un Consiglio dei ministri probabilmente convocato per giovedì dovrebbe formalizzare l’ok al Recovery.

Cosa c’è da fare

Ora però – come anticipato – arriva la parte più difficile. Arriveranno i decreti collegati al Recovery e dovranno non provocare ulteriori spaccature all’interno della maggioranza. Come ama ripetere Mario Draghi sarà fondamentale fare in fretta, ma soprattutto fare bene. Anche perché la fiducia di Bruxelles è legata a doppio filo alla figura di Mario Draghi: a fine legislatura cosa accadrà? Ecco allora che diventa fondamentale sbrigarsi e sciogliere subito i nodi più divisivi. Stando a quanto riportato dal Messaggero, sul Superbonus sarebbe già arrivato l’impegno di una proroga al 2023, mentre la riforma del fisco è prevista entro il 31 luglio. Tre mesi di lavoro sono invece riservati alla riforma della giustizia, che potrebbe creare ulteriori attriti in maggioranza (si pensi alla distanza abissale tra il garantismo di Forza Italia e il giustizialismo del M5s). Insomma, la maggioranza bulgara con cui si è dato il via al Recovery potrebbe sfaldarsi pian piano, quando si arriverà a parlare delle riforme nello specifico. La notizia è che questi nodi potrebbero emergere proprio durante l’inizio del semestre bianco.

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Cosa è stato fatto

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Insomma, al momento si conoscono intenzioni, cronoprogramma, e provvedimenti necessari. E rispecchiano le famose sei missioni di cui si parla da tempo. La prima consiste in Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: a questi progetti saranno destinati 49,2 miliardi di euro. Lo scopo è promuovere la trasformazione digitale del Paese in ogni ambito, a partire anche dalla Pubblica amministrazione. Più nello specifico, nel Recovery si parla di estensione della banda ultra-larga su tutto il territorio nazionale, di un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile, e di incentivi per l’introduzione di tecnologie innovative. La seconda missione è invece la Risoluzione verde e transizione ecologica, e ottiene 68,6 miliardi di euro. Tutto questo si traduce in investimenti e riforme per l’energia circolare, necessari per ottenere il 65% dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel tessile. Poi ancora, la missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile, che riguarda trasporto pubblico, introduzione di mezzi a propulsione alternativa, risorse per l’efficientamento energetico degli edifici e investimenti nelle fonti di energia rinnovabile. La terza missione riguarda il settore Istruzione e Ricerca, e ottiene 31,9 miliardi di euro. Per migliorare il sistema educativo e rafforzare le competenze digitali, gli investimenti del Recovery riguardano la formazione in toto: dall’incremento di asili nido allo stanziamento di borse di studio in università.

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Segue poi la missione Inclusione e coesione, 22,4 miliardi. In questo caso si cercherà di colmare il gap tra domanda e offerta, che spesso non si riescono a incrociarsi. Per questo si punterà sulla formazione e su politiche attive del lavoro per favorire l’inclusione sociale soprattutto di giovani e donne (per il quale sarà creato un nuovo Fondo impresa donna). Infine la missione Salute, che ottiene 18,5 miliardi. Lo scopo del Recovery sarà rafforzare la medicina di territorio, modernizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. Queste intenzioni si tradurranno in un potenziamento dell’assistenza domiciliare, della telemedicina e dell’assistenza da remoto. Questo e molto altro è previsto nel Recovery, che include anche le riforme su fisco e giustizia accennate precedentemente. Insomma, vista così, scrivere il piano potrebbe esser stata la parte più semplice.

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