Dopo l’ok di ieri al Recovery da parte delle Camere, oggi la maggioranza dovrà affrontare un nuovo scoglio: la votazione della mozione di sfiducia al ministro della Salute Roberto Speranza. La mozione è stata presentata da Fratelli d’Italia dopo giornate di toni critici provenienti anche dai rappresentanti della Lega. L’appuntamento è previsto per questa mattina in aula a Palazzo Madama, ma stando a quanto appreso non dovrebbero esserci sorprese: Pd, M5s e Forza Italia voteranno contro la mozione. E anche la Lega dovrebbe opporsi alla sfiducia.
“Prima di decidere su come votare vorrei farmi una chiacchierata con il sottosegretario Sileri, persona che stimo enormemente di cui ho grande fiducia, per chiedergli come ha vissuto, come ha lavorato e come sta lavorando con Speranza“. Sono queste le parole del leader del Carroccio Matteo Salvini all’alba della votazione della mozione di sfiducia al ministro della Salute Roberto Speranza. La mozione è stata presentata da Fratelli d’Italia ed è arrivata dopo giorni di tensioni a cui ha partecipato anche Matteo Salvini. Eppure, nonostante i bluff e i temporeggiamenti del leader della Lega, sulla questione non dovrebbero esserci grosse sorprese: la Lega potrebbe votare contro la sfiducia a Speranza insieme a Forza Italia, Pd e M5s. Già, perché la strategia della Lega è ormai conclamata: alzare la voce a mo’ di opposizione e votare a mo’ di maggioranza. Anche perché, fanno notare in ambienti parlamentari, se la Lega votasse la sfiducia si ritroverebbe automaticamente fuori dalla maggioranza.
E Matteo Salvini ha già fatto sapere di voler restare al governo e di voler rinnovare la lealtà della Lega rivolta al governo Draghi (realtà richiesta dallo stesso premier, stando a quanto riportato dalla Repubblica): “Signor presidente noi ci fidiamo degli italiani e delle imprese. (…) La ringrazio anche per aver superato i ritardi accumulati da qualcuno che per mesi ha sonnecchiato e ora siamo arrivati prima e meglio degli altri. La invito a fidarsi anche di chi ha il coraggio di prendere posizione per difendere le loro idee ma diffidare di chi dice sempre e solo sì non per amor di patria ma per amore di poltrona”, avrebbe ribadito Salvini in aula.
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Lo scopo della strategia è evidente: sottrarre terreno a Fratelli d’Italia, l’unico partito di centrodestra all’opposizione, l’unico che potrebbe trarre un grosso vantaggio dalla situazione nel caso in cui le cose andassero male. E infatti Salvini, per scansare ogni equivoco, ci tiene a precisare che nel centrodestra il dialogo è rilassato: con Meloni “ci vedremo presto. Per parlare del futuro di Milano, Napoli, Roma, Bologna e Torino avremo tempo. Avremo candidati vincenti e unitari entro il mese di maggio“. Intanto dal partito di Giorgia Meloni arriva un velato rispetto per la posizione della Lega: “Rispettiamo la strada diversa scelta sulla Lega, ma noi chiediamo le dimissioni di un ministro che contestavamo anche prima che nascesse il governo Draghi”, rivendica il capogruppo dei senatori di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani. Però, stando a quanto riportato dall’Ansa, dal partito trapelano toni più critici: “E’ evidente che il governo è nel caos… Meno male che gli ordini del giorno non contavano nulla e che questo sul coprifuoco era inutile…“.
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La tensione per il controllo del centrodestra si consuma anche su un altro tema delicato: il coprifuoco. Su questo punto Lega e Fratelli d’Italia si trovano d’accordo, il problema è che uno è all’opposizione e uno in maggioranza. Un’ulteriore frattura, dunque, si è consumata sulla battaglia degli ordini del giorno su una eventuale revoca delle restrizioni. Ebbene, è passato l’Odg della maggioranza: a metà maggio il governo valuterà le decisioni prese nel Dl Covid sulla base dell’andamento dei casi e della campagna vaccinale. Sulla questione si allineano anche Salvini e Renzi, che all’interno della maggioranza avevano criticato più duramente il mantenimento della misura. Questo vuol dire che è stato bocciato l’Odg di Fratelli d’Italia per un’abolizione del coprifuoco alle 22 (Lega e Fi hanno deciso di non votare l’Odg dell’alleato di centrodestra). Eppure, proprio Giorgia Meloni aveva cercato una chiara adesione da parte di Lega e Forza Italia, chiedendo loro di votare l’atto presentato dal suo partito. Alla fine le altre due forze di centrodestra hanno optato per un non-voto. Risultato? Le tensioni si inaspriscono sia nel centrodestra che in maggioranza, critica nei confronti del sostegno a metà portato avanti soprattutto dalla Lega.
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