Don Fortunato Di Noto si è espresso sull’arresto del sacerdote arrestato a Enna, in Sicilia, con l’accusa di abusi su minori.
Un omicidio psicologico. Così è stato definito l’abuso sessuale da don Fortunato Di Noto, fondatore della onlus contro la pedofilia Meter e Vicario episcopale dell’ufficio fragilità e Servizio Tutela minori e persone vulnerabili della Diocesi di Noto. Lo ha detto all’agenzia di stampa Adnkronos, commentando l’arresto del sacerdote della Diocesi di Piazza Armerina. Il prete, posto agli arresti domiciliari dal Gip di Enna ma fermato dalla polizia di Ferrara – dove il religioso si è trasferito recentemente -, è accusato di abusi sessuali su tre presunte vittime. Tutte minorenni, all’epoca dei fatti.
“Un abuso è un omicidio psicologico, la vittima che subisce questi perpetrati atti è come se vivesse una ‘morte lenta’ e se subita da un punto di riferimento ‘autorevole’, che possa essere un familiare, un sacerdote come anche un parente o un educatore, ha effetti personali ma anche collaterali (ne soffre sia la famiglia, gli amici e anche una comunità ecclesiale, qualora è coinvolto un sacerdote”, ha detto Don Di Noto. E ha aggiunto anche: “Non posso che esprimere profonda vicinanza alle vittime di questa dolorosa vicenda e confidare nella magistratura per stabilire le responsabilità di cui il chierico è accusato”.
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Il prete di Avola, inoltre, ha ricordato il servizio messo a disposizione dalle comunità ecclesiali a tutela dei minori e delle persone vulnerabili, di cui lui stesso è responsabile. “A tal proposito non possiamo che auspicare e ribadire con fermezza che il cammino del rinnovamento passa attraverso la sempre nuova e operativa sensibilità che, solo del territorio siciliano, le comunità ecclesiali (le diocesi) stanno mettendo in campo con il Servizio diocesano per la tutela e dei minori e delle persone vulnerabili“, ha infatti aggiunto Don Di Noto.
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Le parole di Don Di Noto, d’altronde, arrivano durante la XXV Giornata Bambini Vittime. “Siamo nel vivo della XXV Giornata Bambini Vittime – ha quindi continuato il prete – e non posso che sollecitare, e lo dico per la maturata esperienza trentennale con Meter, che la formazione (partendo dalle famiglie, come dei sacerdoti, religiosi, operatori pastorali e aggiungerei nel mondo della scuola e in tutte le agenzie educative dove vivono i minori) è una via per far ‘aprire gli occhi’, per fornire strumenti di vigilanza e di tutela; come anche la informazione (corretta e senza sorta di giustizialismo o caccia all’untore) aiuterebbe tanto chi si volta dall’altra parte e chi ritiene, negando, che gli abusi possono accadere e sono particolarmente invasivi e destabilizzanti, con danni permanenti”. Secondo il don, “non devono più accadere queste ‘devastazioni’, già proprio questi ‘omicidi psicologici”. Mai più.
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