Grandi manovre nel Movimento 5 Stelle: da una parte Conte deve accelerare per prendere in mano il partito, dall’altra Casaleggio tira avanti e pensa a Di Battista. Una scissione appare al momento inevitabile. A rischio l’intesa con il PD?
Alla fine il divorzio era inevitabile. Il Movimento 5 Stelle è pronto a scindersi in due formazioni distinte: da un lato ci sarà il nuovo partito Giuseppe Conte, leader nominato “a furor di popolo” dagli eletti pentastellati e chiamato a tenere insieme la compagine per salvare il gruppo parlamentare e quindi la posizione all’interno del Governo; dall’altra Davide Casaleggio che non molla le pretese di pagamento delle quote, vuole un partito che continui la linea grillina di protesta e rottura con la politica e soprattutto tenga la Piattaforma Rousseau al centro del progetto.
L’ex-premier deve stringere, i tempi sono ridotti, e prevede il lancio della nuova formazione entro maggio. I rumor sono confermati dallo stesso Conte che ha sottoscritto sul suo profilo Facebook la fine del rapporto: “Le strade del Movimento 5 Stelle e di Rousseau si sono divise. Questo mi dispiace, come immagino dispiaccia a tanti nella grande famiglia del Movimento – scrive nel suo post – . La tecnologia non è mai ‘neutra’: una forza politica che ha un ruolo di primo piano nello scenario della vita democratica del Paese, che è la più consistente in Parlamento e si assume la responsabilità di funzioni di governo, deve garantire ai propri iscritti e a tutti i cittadini che la ‘gestione tecnica’ della piattaforma digitale e di tutti i servizi connessi sia assolutamente distinta dalla ‘direzione politica’. La gestione tecnica può essere tranquillamente affidata a soggetti esterni. Le funzioni di ‘direzione politica’ devono necessariamente competere a soggetti interni alla forza politica, eletti attraverso procedure democratiche chiare e trasparenti, in modo da scongiurare il rischio di condizionamenti e di ingerenze esterne incompatibili con il principio democratico“.
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Conte conferma quindi che tra le discussioni che hanno portato alla rottura, ci sia la gestione dei dati degli iscritti al Movimento “prigionieri” della Piattaforma. Le altre motivazioni (e non da poco) sono relative all’abolizione della regola dei due mandati, al sostegno al Governo Draghi e soprattutto alle inadempienze economiche degli eletti verso la Piattaforma. Conte ha già presentato il suo manifesto per il nuovo partito che abbandonerà questi temi, toglierà anche “l’equivoco” dell’Uno Vale Uno e cercherà appoggi in Europa. Con l’ex-Presidente del Consiglio ci sono la maggior parte dei big grillini: Di Maio, Crimi, Nesci, Taverna, Sibilia e tutti coloro che ricoprono posizioni nel Governo Draghi. Dino Giarrusso, europarlamentare ed ex-inviato delle Iene commenta così: “Io stavo, sto e starò con Giuseppe Conte perché lo ritengo un eccellente esponente di quella società civile, di quei cittadini onesti e desiderosi di cambiamento che hanno riposto la propria fiducia nel MoVimento 5 Stelle“. Anche Giancarlo Cancelleri, sottosegretario alle Infrastrutture ed esponente di spicco del M5s, dice addio a Casaleggio: “Mi spiace che non si sia potuta trovare in alcun modo una soluzione: a Davide Casaleggio e alla piattaforma Rousseau auguro i migliori successi. Noi stiamo andando avanti col progetto Conte, ci sarà a breve una struttura nazionale. ma soprattutto ci saranno strutture territoriali. Dopo tanti anni, il M5s aveva bisogno di una svolta“.
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