Omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti: queste le accuse.
Arrestate cinque persone per l’agguato omicida avvenuto a Castel Volturno lo scorso 10 settembre 2020. I fermi – in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – sono stati resi noti oggi, lunedì 26 aprile 2021, quando i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e del Reparto Territoriale di Mondragone hanno effettuato gli arresti. L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Tribunale di Napoli.
Gli arresti e le accuse
Gli arresti delle cinque persone indagate sono avvenuti a seguito di articolate indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Tutte e cinque sono ritenute gravemente indiziate. Le accuse vanno dall’omicidio, al tentato omicidio, dal porto e detenzione illegale di armi, alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I reati, inoltre, sono aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di avvantaggiare il gruppo camorristico “Sorianiello”. Il clan vanta un certo “prestigio” e “predominio” sul territorio napoletano.
Leggi anche: Bollettino coronavirus 25 aprile: 13.158 contagi, 217 decessi
Le indagini sull’agguato
Le indagini sono state svolte nell’ambito di un feroce agguato omicida ai danni di due cittadini nigeriani, risalente al settembre scorso. E ricostruiscono così la dinamica, il movente ed i responsabili dell’aggressione. Ciò che risulta chiaro è che l’attacco è stato deciso dal gruppo criminale “della 99”, una articolazione del clan di Sorianello così chiamata perché posta nell’omonimo complesso abitativo del Rione Traiano, in seguito a un furto commesso proprio dai due cittadini nigeriani.
Leggi anche: Non più task force, ma gestione politica per il Recovery: lo ha detto Draghi
Che cos’era successo a settembre 2020
Avevano rubato una busta contenente marijuana e cocaina, per un valore sul mercato di circa 40 mila euro. Busta che era destinata a rifornire la piazza di spaccio gestita dall’articolazione “della 99”. I membri del clan hanno quindi deciso di vendicarsi così per il furto subito, e per assicurarsi una posizione di supremazia sul territorio. La punizione, infatti, avrebbe dovuto essere anche esemplare: l’obiettivo era impedire che un episodio simile di furto potesse verificarsi di nuovo.