A meno di 48 ore dalle riaperture – se pur parziali – di molte regioni italiane, il drammatico bilancio dei ristoratori: nonostante asporto e sacrifici, molti sono arrivati davvero al limite.
“Se le perdite sono 100, gli aiuti sono stati 5“: basterebbero le parole di uno dei ristoratori intervistati dalla nostra Agnese Peccianti a Milano per avere ben chiara la situazione di questi drammatici mesi di chiusure a singhiozzo e di sostegni inutili che in realtà sono state molto più continue ed interminabili di quel che ci si potesse aspettare dopo un anno di sofferenza, di limitazioni, di paura e di difficoltà. Dopo l’illusione della scorsa estate l’autunno-inverno 2020-2021 è stato caratterizzato da un continuo passaggio tra le famigerate “zone”: un disastro per tantissime attività di ristorazione, bar, locali che hanno provato a resistere con l’asporto, senza però riuscirci più di tanto.
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E poco o nulla hanno risolto i cosidetti “ristori”: cifre irrisorie che, come racconta uno degli imprenditori intervistati dalla nostra inviata, sono serviti al massimo a contenere una piccola parte delle spese fisse come affitti ed utenze. Per il resto solo difficoltà, preoccupazione e speranza in un cambiamento in tempi brevi. Ora ci dovremmo essere, anche se non è detto: quello che è successo fino ad ora ha – inevitabilmente – creato un pessimismo diffuso e pervasivo nei settori devastati dalla crisi.
E dunque cosa serve ai ristoratori per riprendersi? Lavorare, certo: ma non solo. “Avere delle regole che ci permettano di lavorare in sicurezza ma con una maggiore accessibilità da parte dei clienti” spiega uno degli intervistati. Certezze: decine di migliaia di imprenditori e di lavoratori in Italia hanno bisogno di sapere quello che li aspetta. Basta chiusure improvvise e riaperture altrettanto repentine, che andavano a creare un problema nel problema: acquisti e forniture in eccesso nel caso delle serrate dal venerdì al lunedì, e viceversa l’incapacità di gestire riaperture altrettanto impreviste.
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Domani le attività riapriranno in quasi tutte le regioni: ovviamente sempre limitate dalle regole della “zona gialla”, ma rispetto agli ultimi mesi è un sospiro di sollievo. “La gente è arrivata allo stremo delle forze, lo dico da dipendente” spiega una lavoratrice intervistata, riconoscendo ai suoi datori di lavoro di aver fatto i salti mortali per garantire reddito anche a chi era sotto contratto. Ma non è andato sempre così: sono tantissimi i dipendenti in cassa integrazione, ed il timore è che con lo sblocco dei licenziamenti potrebbe innescarsi una crisi sociale immane. Insomma, per il lavoro è un bene che si riapra, ma attenzione: teniamo a mente le parole dei ristoratori, perchè nel caso malaugurato di nuove chiusure per molti sarà davvero la fine. Nel video le interviste.
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