La Sardegna è passata da unica zona bianca a unica zona rossa in poche settimane. Il “liberi tutti” concesso alla popolazione dell’isola è stato deleterio. Adesso la Regione si ritrova con 157 nuovi focolai da gestire: in tanti, inoltre, non rispettano le regole. “C’è stato un calo di attenzione”, dicono gli esperti.
L’Italia tornerà a tingersi di giallo lunedì, ma la Sardegna resta – l’unica – zona rossa per la terza settimana consecutiva. La prima Regione a diventare bianca, infatti, sta pagando le conseguenze del “liberi tutti”. I venti giorni di allentamento delle misure di restrizione sono stati deleteri per l’isola. Adesso il governatore Christian Solinas è costretto a tentare di arginare ben 157 nuovi focolai. Il risultato del mancato rispetto delle norme utili alla diffusione del Coronavirus, che ha permesso alla variante inglese di correre veloce. Questa volta la colpa è unicamente della popolazione locale. I turisti che l’estate scorsa avevano invaso le località turistiche (tra discoteche aperte e comportamenti sregolati), contribuendo all’aumento dei contagi in tutto il Paese, non c’entrano più. Gli esperti, da parte loro, avevano con grande anticipo dato l’allarme in merito ai rischi e ora si ritrovano a dovere fare i conti con le strutture sanitarie al collasso.
Sardegna, da bianca a rossa: cosa è successo
“La Sardegna è la dimostrazione, scientificamente inequivocabile, che quando si riapre, per la gente è come un cessato allarme, molti non rispettano le regole. Il mio reparto è al limite e gran parte dei ricoverati non sono anziani“. A spiegare in poche parole cosa è accaduto nelle scorse settimane nell’isola è stato Sergio Babudieri, direttore di malattie infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari. Il fenomeno, date le riaperture concesse con la zona bianca, era infatti inevitabile secondo gli esperti. “È un esempio di ciò che può accadere ovunque, se si riapre quando i dati lo sconsigliano“, avvertono. L’augurio dunque è che il monito serva per le altre Regioni che a gran voce chiedono un allentamento delle misure di restrizione.
Adesso, ad ogni modo, la Regione si ritrova a dovere gestire una situazione allarmante. Dai primi di marzo ad oggi la Sardegna è passata dall’avere 29 casi di positività ogni 100 mila abitanti all’averne oltre 300. “Il calo che ha consentito la zona bianca era conseguenza dei comportamenti virtuosi nelle vacanze di Natale. Dopo l’ondata di novembre, la gente ha avuto paura. Il mio reparto si è svuotato. Poi con la zona bianca, liberi tutti. Noi eravamo preoccupati e insieme con i colleghi volevamo fare una provocazione, andare in un bar con tute bianche e maschere, per ricordare: il pericolo non é passato. Lo avessimo fatto… Il 21 marzo 5 ricoveri in un giorno“. Così prosegue ancora Sergio Baudieri. “Non voglio insultare nessuno, ma come definire certi comportamenti: stupidità? Immaturità? Noi medici vediamo i malati morire soffocati, ma quando avvertiamo che non è prudente riaprire si grida al golpe dei camici bianchi“.
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Solinas: “Dipende tutto da noi”
Il governatore Christian Solinas e l’assessore alla Sanità Mario Nieddu concordano con gli esperti in merito alla messa in atto da parte della popolazione di atteggiamenti irresponsabili. “Il virus cammina sulle gambe delle persone. Dipende tutto da noi“, hanno detto. Basti pensare ai positivi a Sassari che, seppure dovessero trovarsi in isolamento domiciliare, erano al supermercato a fare acquisti. Un medico di base ne ha beccato uno e, dopo avere lanciato l’allarme all’ufficio informazioni, alle casse se ne sono presentati in sette. I bar delle comunità più piccole, intanto, si affollano ad alternanza. Ai pranzi proibiti negli hotel di Cagliari c’era anche qualche politico ed, in altri casi, persino manager pubblici e della sanità.
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“C’è stato un calo di attenzione, un sentimento errato di liberazione dal virus mentre arrivava la variante inglese“, aggiunge il Presidente della Regione Christian Solinas. Comportamenti inaccettabili, ma diffusi. Nessuno vuole rimanere in casa, soprattutto dopo avere assaporato il “liberi tutti” dato dai venti giorni di zona bianca. La verità è che proprio quell’allentamento delle misure di restrizione ha condotto la Sardegna verso i 157 focolai attualmente da gestire. La campagna di vaccinazione, intanto, procede a rilento. La luce in fondo al tunnel, adesso, sembra molto lontana. Fino al 10 maggio l’isola potrebbe restare tinta di profondo rosso.