Il governo è al lavoro sulla “riforma delle lauree abilitanti”, inclusa nelle “missioni” del Recovery Plan: addio agli esami di Stato, ecco le novità per medici, farmacisti, veterinari e psicologi.
Nell’ultima bozza del Recovery Plan a trovare spazio nelle “missioni” è anche la “riforma delle lauree abilitanti“. Dal testo è infatti possibile leggere come “la riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di Stato”. Lo scopo sarebbe dunque quello di semplificare e velocizzare sensibilmente l’accesso al mondo del lavoro per i giovani laureati. In tal senso, il tirocinio per accedere alle professioni (che rimarrà comunque necessario) verrà svolto parallelamente al corso di laurea, con l’esame finale di laurea che consisterà anche lo svolgere l’esame di Stato per l’abilitazione professionale.
A rientrare inizialmente in questa “riforma”, si apprende, saranno con buona probabilità i corsi di Odontoiatria, Farmacia, Medicina veterinaria, Psicologia – ma si parla anche di edilizia e territorio, tecniche agrarie, alimentari e forestali e tecniche industriali, che offrono l’abilitazione alle professioni di geometra, agrotecnico, perito agrario e perito industriale laureato. Si sottolinea, comunque, che si tratta ancora di un’ipotesi al vaglio nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ancora in fase di discussione in Consiglio dei Ministri.
Addio agli esami di Stato
Per ciò che concerne le lauree in Medicina e Odontoiatria, la “riforma delle lauree abilitanti” si baserebbe su un disegno di legge approvato già il 19 ottobre scorso dal governo Conte, a seguito della proposta avanzata dell’allora ministro dell’Università Gaetano Manfredi. In questo caso, l’esame tradizionale di accesso alla professione prevede un lungo percorso di tirocini e prova finale, ma lo scopo sarebbe appunto quello di eliminare l’esame di Stato per tagliare i (lunghi) tempi di accesso e permettere al giovane laureato di affrontare un percorso di abilitazione in itinere. “Bene il sistema della laurea abilitante. Si tratta di una de-burocratizzazione delle procedure, che facilita l’iter e alleggerisce le incombenze”, sottolineava positivamente il presidente di Fnomceo lo scorso ottobre.
LEGGI ANCHE: Assoturismo: nel 2020 meno 233 milioni di presenze
Nel caso di medicina Veterinaria, invece, con il nuovo modello offerto dalla “riforma delle lauree”, il laureato potrà entrare subito nel mondo del lavoro dopo aver svolto, contestualmente alla discussione di tesi (parte teorica), una prova sul campo (parte pratica). Ancora incerta l’eventualità, però, che l’esame finale di laurea possa prevedere alcuni degli aspetti dell’esame di Stato. La trasformazione in titolo abilitante della laurea magistrale varrebbe anche per il corso di Psicologia, per il quale l’Associazione italiana di psicologia ha così specificato: “Il percorso di abilitazione durerebbe così un anno in meno, come conseguenza della eliminazione del tirocinio professionalizzante post laurea, parzialmente sostituito con attività di tirocinio ‘pratico-valutativo’ da realizzarsi nel corso del percorso di laurea”.
LEGGI ANCHE: Prodi e la corsa al Quirinale: “Non ho l’età”. Ed elogia Mattarella
Anche per i laureati in Farmacia è attualmente previsto il coincidere coincidere dell’abilitazione alla professione con la prova finale. Proposta, questa, ben accolta dalla categoria, e sulla quale si era già espresso ad ottobre Andrea Mandelli, presidente della Federazione ordini farmacisti italiani (Fofi). “La proposta di rendere abilitante la laurea, sulla scia dell’emergenza sanitaria, è comprensibile. La Federazione aveva sottolineato da tempo il fatto che l’esame di abilitazione non rispondesse più al suo scopo, cioè verificare che il professionista possieda le competenze e le capacità necessarie a rispondere alle esigenze della collettività, considerando anche il nuovo ruolo del farmacista in seguito all’introduzione della farmacia dei servizi”.