Papa Francesco ha ordinato nove sacerdoti per la diocesi di Roma. Uno di questi è Samuel Piermarini, 28 anni, che ha giocato tra le file delle giovanili del club giallorosso. Dopo qualche anno dietro al pallone, tuttavia, ha deciso di seguire la chiamata del Signore.
Nel corso della messa odierna alla Basilica Vaticana, nella cinquantottesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Papa Francesco ordinerà a San Pietro nove giovani sacerdoti. Sei provengono dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, due dal Collegio Diocesano Redemptoris Mater e uno dal Seminario della Madonna del Divino Amore. Concelebreranno con il Pontefice, il card. Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma; mons. Gianpiero Palmieri, Vicegerente di Roma; alcuni Cardinali, i Vescovi Ausiliari; i Superiori dei Seminari interessati e i Parroci degli Ordinandi.
I nove sacerdoti per la diocesi di Roma: George Marius Bogdan, Salvatore Marco Montone, Manuel Secci, Diego Armando Barrera Parra, Salvatore Lucchesi, Giorgio De Iuri; Riccardo Cendamo, Mateus Henrique Ataide da Cruz e Samuel Piermarini. Quest’ultimo ha un passato particolare. Era infatti una promessa del calcio, poi ha appeso i guantoni al chiodo per accettare la chiamata del Signore.
La passione per il calcio, il “no” al contratto con la Roma e infine il sacerdozio. Samuel Piermarini non avrebbe mai creduto che questa sarebbe stata la sua vita. Ben prima di giurare di fronte a Dio, tuttavia, aveva le idee chiare in merito a cosa non avrebbe mai voluto fare in futuro. È per questo motivo che rifiutò la chiamata di Andrea Stramaccioni e poi non si dispiacque più di tanto per la fine della relazione con l’allora fidanzatina. A raccontarlo è stato il ventottenne romano stesso in un’intervista a Vatican Insider.
“Gli Allievi Nazionali della Roma cercavano un secondo portiere. Eravamo a metà stagione, ma Andrea Stramaccioni mi disse che potevo già firmare. Sarei stato una riserva, ma entravo in un giro di gente destinata a diventare famosa. Alcuni di quei ragazzi hanno giocato infatti in Serie A“. Lo racconta con orgoglio – ma senza rimpianti – Samuel Piermarini, ex promessa del calcio pronto ad essere ordinato da Papa Francesco. L’opportunità gli si presentò dopo avere giocato a lungo tra le fila dell’Ostiamare, con un occhio verso i grandi professionisti. Lui, però, disse di no. “Per il calcio ho rinunciato a tutto: mai bevuto, mai fumato, mai fatto tardi il sabato sera perché la domenica si giocava. Ma non accettai“. Il ventottenne conserva ancora quel fax arrivato a gennaio 2010, seppure non diede mai risposta affermativa. La motivazione non fu Dio, anche se la fede era già presente nella sua vita. “Riflettevo sul fatto che non avrei voluto fare quella vita. Tantomeno pensavo di fare il prete, eh! Mi ronzava però in testa il pensiero che ciò che avevo tanto desiderato, nel momento in cui l’avevo ottenuto, non mi rendeva felice“.
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Successivamente l’idea di abbracciare la fede nella sua interessa iniziò a farsi spazio. Soprattutto dopo la fine di un rapporto sentimentale con una coetanea. “Neanche il fidanzamento mi rendeva felice. Ma com’è possibile, mi chiedevo. Ero sotto shock… Calcio finito, fidanzamento finito. Sia chiaro, ho rifiutato io queste opportunità. Non sono mica uno di quelli del tipo “quando nessuno mi vuole più, me ne vado da Gesù”. La chiamata è arrivata quasi per caso. La prima volta che ho sentito che Dio mi stava chiedendo qualcosa è stato un giorno in treno. Pensavo e ripensavo ai preti che ho conosciuto, gente in gamba, e mi dicevo: loro sì che si godono la vita come cristiani! Che figata, ma non è che devo fare anch’io questa roba?“. Lo ha raccontato Samuel Piermarini a cuore aperto. Poi un pellegrinaggio in Germania e, infine, la consapevolezza. Un incontro vocazionale con l’iniziatore Kiko Argüello fu decisivo. “Neanche avevano finito la frase che già ero corso tra i primi. Il bello è che è successo pure in uno stadio di calcio“, ironizza.
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Qualcuno, nel tempo, gli ha consigliato di aspettare. Il ventottenne romano, tuttavia, non si è mai pentito. “Ho visto il mondo e aperto lo sguardo. Sono stato al nord dell’Australia tra gli aborigeni, in Ecuador, poi in India, in città ultra induiste con una povertà indescrivibile“. Dopo il giro del mondo, adesso, è pronto ad essere ordinato da Papa Francesco insieme ad altri giovani sacerdoti. “Arrivo super carico, senza ansie, né progetti per il futuro. Beh, mi piacerebbe ripartire e tornare nei posti già visitati. Ma lascio tutto nelle mani di Dio“. E conclude: “Le scelte belle sono quelle radicali. La mia esperienza è stata di prendere sempre decisioni nette, mai dire “vabbè, proviamo”. Questo funziona in qualsiasi ambito. Perciò non bisogna “vivacchiare”, come dice il Papa, ma prendere la vita in mano“.
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