La Lega si astiene dal votare il decreto e ostacola il Ddl Zan, Salvini mina la stabilità della maggioranza e i suoi consensi sono in calo, come sempre a favore di Giorgia Meloni.
Il pressing di Salvini sul premier Draghi non ha dato i frutti che sperava. Draghi non molla e non accontenta tutte le sue richieste, proseguendo per una riapertura prudente e calcolata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il coprifuoco. La Lega chiedeva, insieme con molti governatori di Regioni, un coprifuoco spostato alle 23 ma il premier conferma la precedente misura. Questo dissidio tra il leader del Carroccio e il presidente del Consiglio ha creato tensioni in maggioranza e ha portato Salvini ad astenersi dalla votazione del decreto. Avrebbe voluto un decreto “più coraggioso” e non si è trovato pienamente concorde con le misure previste. La decisione ha lasciato perplesso e al contempo irritato Draghi e molti temono un abbandono – prematuro – della maggioranza da parte della Lega. Ma il leghista conferma la sua fiducia a Draghi e la sua decisione di prendere parte attiva, a differenza dell’alleata Meloni, a questo nuovo governo.
Sono molti però le occasioni in cui Salvini mette lo zampino. Così come sta accadendo per il disegno di legge contro l’omotransfobia, il Ddl Zan bloccato in Senato dal leghista Ostellari. Quasi un ostaggio da parte della Lega, nonostante l’appoggio di tutto il resto della maggioranza, incluso Forza Italia. A questo si aggiunge la lotta, diventata ormai interna alla maggioranza, contro il ministro Speranza. La richiesta di sfiducia al ministro parte da Fratelli d’Italia e per il momento la Lega si tira fuori ma non del tutto. Salvini, infatti, chiede al ministro Speranza che “cambi linea”. Richiesta posta più volte, soprattutto quando il Carroccio si trovava all’opposizione e sulla stessa lunghezza d’onda di Meloni.
La Lega cala nei sondaggi e gli elettori leghisti trovano Giorgia Meloni
Ma ora le cose sono cambiate e le battaglie di Salvini si svolgono all’interno di una maggioranza che viene minata quotidianamente nella sua stabilità. La scelta della Lega di stare in maggioranza aveva sorpreso un po’ tutti, gli elettori leghisti in primis. Molti di questi, delusi e sfiduciati dalla decisione di sposare idee liberiste ed europeiste prima e l’atteggiamento delle ultime settimane poi, si sono ritrovati sulle sponde dell’opposizione trovando l’altra sovranista Giorgia Meloni.
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Il motivo di questi tentativi di minare la maggioranza di cui egli stesso fa parte può essere dovuto dal fatto che Salvini è già stanco – o pentito – di far parte di questo esecutivo, di cui poco condivide. La sua intenzione era quella di incidere e lavorare in favore degli italiani in questo momento di emergenza. La promessa che aveva fatto era stata quella di mettere da parte gli interessi di partito in favore di un bene più grande. Ma a quanto pare, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Questa incomprensibile strategia può trovare motivazione nella paura di perdere troppi consensi. Secondo l’ultimo sondaggio della Swg, la Lega è in calo nei consensi. Sempre al primo posto ma ormai al 22% non molto distante dalla seconda.
Il clima di tensione creato da Salvini in maggioranza
Le conferme di questo malumore e di questa indecisione della Lega arrivano dal capogruppo del Senato Massimiliano Romeo. “Andare avanti con temi divisivi vuol dire avvelenare il clima del Parlamento e mettere a rischio una situazione già difficile tra noi” ha detto il leghista in Aula. Oggi è il Ddl Zan, domani sarà lo ius soli e via discorrendo. Sono troppi i punti di vista diversi tra la Lega e il resto dell’esecutivo ma Salvini si trova in minoranza in questa maggioranza ed è stato così fin dal principio. Per la Lega “In Parlamento la vecchia maggioranza va avanti come se al governo ci fosse ancora Conte“. Il problema è che il Parlamento non può fermarsi e non può votare solo decreti per l’emergenza.
“Discutiamo di tutto ma lavoriamo” interviene la capogruppo Pd Malpezzi. “Non è possibile che una forza politica possa avere diritti di veto sulle discussioni parlamentari, soprattutto, su provvedimenti che sono stati già votati alla Camera” conclude la dem. Un clima di disagio e scontentezza che però pone in una situazione più debole il Carroccio. I numeri sono dalla parte di Draghi e il resto della maggioranza non lo appoggia nelle sue lotte e nella sua propaganda. Draghi ha una maggioranza anche senza Salvini, i numeri sono tutti dalla sua mentre quelli del leader leghista continuano a scendere. L’unica a gongolare di questa situazione è Giorgia Meloni, che ci guadagna consensi e ragione.