Alexander Shepelev, il responsabile dei profili social della squadra di Alexey Navalny, è stato picchiato dalla polizia. Ad affermarlo il suo avvocato, Daniil Berman. Shepelev è stato fermato ieri sera dagli agenti con l’accusa di aver disubbidito agli ordini delle forze dell’ordine. Nel corso del fermo gli sarebbero stati dati pugni e calci dagli agenti per obbligarlo a fornire la password di accesso al canale Telegram (usato principalmente per coordinare le proteste). A sostenere questa versione anche la sua compagna, Olga Romashova, giornalista di Mediazona, altra testata indipendente russa.
Più di 1,600 persone sono state arrestate in diverse città della Russia dopo che il 21 aprile ci sono state numerose manifestazioni per supportare l’oppositore politico del Cremlino Alexei Navalny. Almeno 26 arresti sarebbero avvenuti a Mosca, mentre 700 in San Pietroburgo, la città dove il presidente Vladimir Putin ha iniziato la sua carriera politica. Tra le richieste di chi protestava quella di permettere ai dottori di vedere Navalny in prigione. L’oppositore politico del presidente russo è alla terza settimana di sciopero della fame in prigione: e le sue condizioni peggiorano. Ma le autorità russe rifiutano di permettere ai dottori di Navalny di visitarlo, per questo le proteste aumentano.
Leggi anche: Condannato in Spagna Igor il Russo: dichiarato colpevole di 3 omicidi
Ricordiamo, che i collaboratori di Navalny avevano convocato le manifestazioni visto il peggiorare delle sue condizioni di salute in detenzione, aggravate dallo sciopero della fame che ha iniziato il 31 marzo per protestare contro il fatto che non gli viene dato accesso al suo medico. La situazione dell’oppositore russo preoccupa da giorni e ha attirato l’attenzione internazionale. “Crediamo che la vita di Navalny sia in serio pericolo”, hanno dichiarato quattro esperti indipendenti di diritti umani nominati dal Consiglio diritti umani dell’Onu, che hanno chiesto di portare Navalny urgentemente fuori dalla Russia per cure mediche. Mosca però si difende e il commissario per i diritti umani Tatyana Moskalkova in una risposta al segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric spiega che a Navalny non è stata inflitta nessuna tortura del sonno e nessun trattamento crudele da quando è stato incarcerato.