Continuano le violenze della polizia contro gli afroamericani negli Stati Uniti. In Ohio è stata uccisa un’altra ragazza afroamericana. Proprio poche ore prima della sentenza dell’assassino di George Floyd a Minneapolis.
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Ma il fatto resta, un’altra giovane vita afroamericana è stata uccisa da un agente di polizia. Sono troppi i casi per considerarla pura coincidenza. La vittima aveva 16 anni, Makiya Bryant ed è stata uccisa con colpi di arma da fuoco a sangue freddo da un agente di polizia nella stessa città dove lo scorso dicembre fu ucciso un altro afroamericano che usciva di casa semplicemente. Scoppiano nuove proteste. I manifestanti chiedono giustizia per le strade di tutta America. Neanche il cambio di amministrazione ha placato gli animi razzisti e discriminanti e la loro violenza. “Il razzismo sistemico è una macchia nell’anima del nostro Paese” dice il presidente Biden, “Per realizzare un vero cambiamento e una vera riforma possiamo e dobbiamo fare di più per ridurre la probabilità che tragedie come questa si ripetano. Intanto, tempestivamente chiede di approvare un disegno di legge in materia.
16enne afroamericana uccisa dalla polizia. Biden: “Il razzismo sistemico macchia il nostro Paese”
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La violenza della polizia per le strade degli Stati Uniti nei confronti della minoranza razziale non si ferma. L’accaduto si è svolto poche ore prima che in un’altra città fosse espressa la sentenza di condanna per omicidio nei confronti di Derek Chauvin, l’agente che il 25 maggio 2020 aveva ucciso, soffocandolo con il suo ginocchio, George Floyd. In questo anno ci sono stati molti altri casi, manifestazioni e proteste del movimento Black Lives Matter ma oggi con questa sentenza non molto è cambiato. I manifestanti per le strade hanno cantato vittoria. “Giustizia è stata fatta” urlavano i cartelli. Ma Biden ricorda che non abbiamo ancora estirpato il “razzismo sistemico”. Non vi sarà giustizia finché il sistema continuerà a permettere questa discriminazione e questa violenza. Come giustamente ammonisce Joe Biden, ora l’America non può “distogliere lo sguardo pensando che il nostro lavoro sia finito“. La strada per il cambiamento è ancora lunga e la discriminazione difficile da estirpare.