Costo medio più alto, nessuna responsabilità dai possibili danni, mancanza di contrattazione nelle sedi istituzionali. Ma chi ha deciso questo accordo con Pfizer?
Finalmente è stato reso pubblico il contratto stipulato dall’Unione Europea con Pfizer, l’azienda produttrice del vaccino anti-Covid conosciuto con il nome commerciale di Comirnaty. Il prezzo a dose è di circa 15,50 euro per la fornitura dei primi 200 milioni di vaccini e nessun tipo di responsabilità all’azienda per ritardi nelle consegne. L’accordo prevede l’acquisto totale di oltre 300 milioni di dosi del farmaco sviluppato da Pfizer e BioNtech.
All’interno del contratto ci sono due aspetti che lasciano parecchio perplessi: nessuna responsabilità dai danni del vaccino e un prezzo medio più alto di quanto stimato. I termini del contratto sono stati rivelati dal quotidiano catalano La Vanguardia, da cui si evince che in pratica Pfizer risponderà solo dei problemi che possono verificarsi nella fase di produzione e nient’altro.
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A chi a suo tempo aveva chiesto trasparenza sulle clausole contenute nei contratti segreti firmati dalla Commissione Ue con le società produttrici dei vaccini anti-Covid, oggi bisogna dare ragione. Lo scarico di responsabilità praticamente su tutti gli aspetti e il costo delle dosi punti su cui si sarebbe dovuto discutere quantomeno nelle sedi politiche e istituzionali preposte. La scelta della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen appare più che criticabile. Ora però è troppo tardi.
Nello specifico per quanto concerne la fornitura, il contratto fa riferimento all’acquisto da parte della Commissione Europea di 200 milioni di dosi, con l’opzione di acquisto di altre 100 milioni e prevede prezzi più alti rispetto a quelli trapelati nelle scorse settimane. Da quanto si apprende il costo per le prime 100 milioni di dosi era di 17,50 euro a dose più tasse, mentre per la fornitura delle successive 100 milioni di dosi scendeva a 13,50 euro purché la richiesta fosse pervenuta entro tre settimane dall’autorizzazione dell’Ema, giunta lo scorso 21 dicembre. In caso contrario il prezzo sarebbe risalito, ordine puntualmente arrivato appena una settimana dopo il via libera dell’autorità europea del farmaco.
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“Tutta la responsabilità ricade sulla Commissione europea e i Paesi membri– si legge su La Vanguardia che cita il documento – . Ma dalla consegna dello stesso ai Paesi membri la multinazionale non è responsabile, né sarà tenuta ad alcun risarcimento. Né l’azienda, né i suoi dirigenti o lavoratori, né i suoi partner“, si specifica nell’articolo.