A lavoro era un fantasma: per ben 15 anni Salvatore Scumace percepisce lo stipendio pur non essendosi mai presentato in servizio. La Procura ha chiuso le indagini, coinvolti anche i suoi superiori.
La Procura di Catanzaro ha infine chiuso le indagini nei confronti di un assenteista seriale, così come anche dei suoi superiori – che pur essendo a conoscenza della condotta dell’uomo, non avrebbero adottato alcun tipo di provvedimento. Si tratta di Salvatore Scumace, dipendente 66enne dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che per oltre 15 anni non si sarebbe mai recato al posto di lavoro. Eppure, nonostante fosse un fantasma, ha continuato a percepire lo stipendio (si parla di più di 538.000 euro complessivi) regolarmente dall’azienda ospedaliera.
Assente da 15 anni, intasca comunque lo stipendio
Secondo quanto viene riferito dall’Ansa, le indagini della Guardia di finanza hanno portato all’iscrizione a vario titolo sul registro degli indagati di sette (compreso Salvatore Scumace) tra dipendenti, funzionari e dirigenti dell’Ospedale, per abuso d’ufficio, falso ed estorsione aggravata. Si tratta Nino Critelli (66), Vittorio Prejanò (64), Maria Pia De Vito (68), Domenico Canino (62), Laura Fondacaro (52) e Antonio Molè (53).
Non era malato, né soffriva di un qualche impedimento che lo obbligava a non presentarsi sul posto di lavoro. Eppure, nonostante nel 2005 Scumace fosse stato assegnato al Centro Operativo Emergenza Incendi dell’ospedale catanzarese, per oltre 15 anni non si sarebbe mai recato in servizio presso la struttura. L’intera vicenda è stata ricostruita attraverso l’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e grazie anche alle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori. Come riporta la Guardia di Finanza, il 66enne non avrebbe dunque mai materialmente timbrato il cartellino, ma continuava ad incassare regolarmente la busta paga dall’ospedale.
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Sempre secondo quanto si apprende, per continuare a perpetrare il suo consolidato assenteismo, Scumace avrebbe fatto persino ricorso ad alcune condotte di tipo estorsivo, servendosi dell’aiuto di terze persone da lui incaricate. Da quanto emerso dalle indagini, infatti, proprio nel 2005 “una persona molto distinta” si era presentata senza preavviso nell’ufficio della responsabile del C.O.E.I. e, attraverso alcune minacce rivolte sia a lei che ai suoi familiari, l’avrebbe costretta a far finta di nulla davanti al comportamento dell’incallito assenteista.
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Con lo stesso metodo intimidatorio, inoltre, sarebbero stati approcciati anche Nino Critelli (subentrato in seguito come responsabile del C.O.E.I) che i due dirigenti pro tempore dell’Ufficio Risorse Umane (Prejanò e De Vito). Tutti gli indagati avrebbero non a caso omesso di adempiere ai controlli sulla condotta di Scumace.