L’Italia si prepara a riaprire da lunedì 26 aprile. Ma i nodi da sciogliere – dai trasporti alle scuole – sono tanti.
L’Italia riapre. L’obiettivo sembrava lontano eppure, a piccoli passi, i risultati degli sforzi di questi mesi iniziano a vedersi. Venerdì 16 aprile, in Conferenza stampa, Mario Draghi ha annunciato la parziale riapertura del Paese a partire dal prossimo 26 aprile. E’ questo, infatti, l’argomento all’ordine del giorno del Comitato tecnico scientifico, che si riunisce oggi pomeriggio per discutere delle questioni legate al decreto che il governo varerà questa settimana. Preme stabilire i criteri esatti con i quali apriranno bar, ristoranti e altri locali che, se all’aperto, potranno riaprire le porte, nel rispetto delle regole su distanziamento.
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Un altro nodo riguarda la questione del pass vaccinale, di cui potrebbe usufruire chi ha già avuto la malattia da meno di 6 mesi; chi è stato vaccinato; chi ha fatto un tampone nelle ultime 48 ore. Impossibile, però, che il pass sia pronto per il 26. Bisogna ancora stabilirne l’esatto funzionamento; gli organi che avranno competenza del rilascio delle certificazioni; gli organi di verifica. Insomma, le premesse ci sono ma ancora una volta diverse questioni sembrano balenare nelle ipotesi. Di certezze ce ne sono ancora poche e, all’entusiasmo di riaprire, si alterna la paura per un caos che purtroppo non sembra ancora chiarito.
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C’è poi il nodo della scuola. Le incertezze, sul tema, sono diverse; dalla sicurezza delle mense, al rientro dopo la positività, ai tamponi per i docenti e alle regole per gli alunni. La preoccupazione riguarda anche i governatori, non convinti da una riapertura al 100% . La riapertura delle scuole preoccupa i presidi, che dovranno inventarsi diverse soluzioni per accogliere la capienza massima degli alunni e garantire il distanziamento tra i banchi scolastici. l ritorno in aula è stata fin da subito una delle priorità di Mario Draghi. Il Premier ha di fatto insistito sulla necessità di tornare tra i banchi e di permettere un ritorno in presenza agli studenti, ormai distrutti e stremati dalla Dad. Da lunedì 26 aprile, ci si aspetta un vero e proprio ritorno in massa.
Le preoccupazioni sono tante a partire dal fatto che, se si torna al 100% a scuola, in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. Il primo allarme viene proprio dall’Associazione nazionale presidi. “La scuola è un luogo naturale di assembramento. Se si tornasse al 100% in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. In questo caso la scuola si vedrà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla dad, facendo rotazioni. Bisogna valutare questo rischio”, spiega il Presidente dell’Anp Antonello Giannelli. Un aspetto positivo riguarda la percentuale di personale scolastico che ha ricevuto la prima dose di vaccino, ovvero 3 su 4. Lascia invece meno ben sperare la sospensione del piano vaccinale per categorie ( che avrebbe quindi inglobato anche la scuola) per procedere con il criterio delle fasce d’età.
Un altro aspetto negativo riguarda i trasporti e la preoccupazione investe anche le istituzioni. Il disaccordo di Massimiliano Fedriga, intervistato a Mezz’ora in più, è evidente. “Sulle scuole ero in disaccordo, non per la scuola in sé, ma per i trasporti”, dice il presidente della Conferenza delle Regioni. Al ministero dell’Istruzione è intanto in preparazione una circolare dettagliata da inviare a tutti gli istituti nella quale sono indicate le istruzioni per limitare gli assembramenti e evitare contagi. Preoccupato anche Agostino Miozzo, consigliere del ministro Bianchi: “La scuola ha dei rischi, bisogna ridurli”. Le incognite più forti riguardano proprio la sicurezza e il rispetto delle regole. Come fare ad evitare gli assembramenti? Evitare i contatti tra bambini? Impedire che non vengano mai tolte le mascherine? Assicurare il lavaggio costante delle mani?
Già nei giorni scorsi, il comando Carabinieri per la Tutela della Salute, ha effettuato interventi di controllo su 693 veicoli adibiti al trasporto, tra autobus urbani ed extraurbani, metropolitane, scuolabus, ed anche biglietterie, sale di attesa e stazioni metro in tutt’Italia. 65 le situazioni di irregolarità trovate, come la mancata esecuzione delle operazioni di pulizia e sanificazione. Un’altra questione è quella relativa ai tamponi a scuola. Si ipotizzava uno screening basato su tamponi rapidi, ma non è stato mai pianificato. Dopo mesi di pausa, insomma, la situazione appare ancora incerta e piena di problematiche.
I dubbi delle Regioni sul rientro in presenza a scuola
Le Regioni quindi pongono diversi dubbi. Per questo alle 17 di martedì 20 aprile si svolgerà un incontro tra governo e Regioni per un confronto. Il colloquio è stato richiesto dal neo presidente del fronte dei governatori, Massimiliano Fedriga. Per il governo Draghi la parola d’ordine resta ‘ripartire in presenza’, ma i governatori non sono sicure che tutti gli istituti riusciranno a ospitare tutti gli alunni e garantirne la sicurezza. I temi su cui si discuterà – per trovare un comune accordo – saranno il potenziamento dei mezzi pubblici, cioè il vero veicolo di contagio tra gli adolescenti, i tamponi salivari e il tracciamento dei positivi, e gli ingressi scaglionati per evitare assembramenti sui mezzi di trasporto.
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