Dal 26 aprile si torna in classe. Le scuole riaprono le porte mentre l’Italia inizia a vedere qualche spiraglio a livello di riaperture. Le preoccupazioni, però, permangono e secondo i Sindacati, nonostante la ferma volontà del Governo di permettere un ritorno tra i banchi, ancora oggi non sussistono le condizioni per una ripresa delle attività in sicurezza.
Il ritorno in aula è stata fin da subito una delle priorità di Mario Draghi. Il Premier ha di fatto insistito sulla necessità di tornare tra i banchi e di permettere un ritorno in presenza agli studenti, ormai distrutti e stremati dalla Dad. Detto fatto, il 26 aprile – lunedì prossimo – si ritorna a scuola. Già da oggi, 19 aprile sono 6 milioni e 850mila gli alunni in presenza, cioè l’80,5% degli 8,5 milioni totali. Da lunedì 26 aprile, ci si aspetta un vero e proprio ritorno in massa. Eppure, le preoccupazioni sono tante a partire dal fatto che, se si torna al 100% a scuola, in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. Il primo allarme viene proprio dall’Associazione nazionale presidi. “La scuola è un luogo naturale di assembramento. Se si tornasse al 100% in molte aule non sarà possibile rispettare il metro di distanziamento. In questo caso la scuola si vedrà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla dad, facendo rotazioni. Bisogna valutare questo rischio”, spiega il Presidente dell’Anp Antonello Giannelli.
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Un aspetto positivo riguarda la percentuale di personale scolastico che ha ricevuto la prima dose di vaccino, ovvero 3 su 4. Lascia invece meno ben sperare la sospensione del piano vaccinale per categorie ( che avrebbe quindi inglobato anche la scuola) per procedere con il criterio delle fasce d’età. Un altro aspetto negativo riguarda i trasporti. “Ci sono 390 milioni di euro per i trasporti, ma quando ne vedremo gli effetti? C’è poi il tema del piano di screening degli studenti basato sui tamponi rapidi che ancora naviga in alto mare”, denuncia Giannelli.
Una preoccupazione che investe anche le istituzioni. Il disaccordo di Massimiliano Fedriga, intervistato a Mezz’ora in più, è evidente. “Sulle scuole ero in disaccordo, non per la scuola in sé, ma per i trasporti”, dice il presidente della Conferenza delle Regioni. Al ministero dell’Istruzione è intanto in preparazione una circolare dettagliata da inviare a tutti gli istituti nella quale sono indicate le istruzioni per limitare gli assembramenti e evitare contagi. Preoccupato anche Agostino Miozzo, consigliere del ministro Bianchi: “La scuola ha dei rischi, bisogna ridurli”.
Le incognite più forti riguardano proprio la sicurezza e il rispetto delle regole. Come fare ad evitare gli assembramenti? Evitare i contatti tra bambini? Impedire che non vengano mai tolte le mascherine? Assicurare il lavaggio costante delle mani? E pesa, più di tutto, il nodo dei trasporti. Già nei giorni scorsi, il comando Carabinieri per la Tutela della Salute, ha effettuato interventi di controllo su 693 veicoli adibiti al trasporto, tra autobus urbani ed extraurbani, metropolitane, scuolabus, ed anche biglietterie, sale di attesa e stazioni metro in tutt’Italia. 65 le situazioni di irregolarità trovate, come la mancata esecuzione delle operazioni di pulizia e sanificazione. Un’altra questione è quella relativa ai tamponi a scuola. Si ipotizzava uno screening basato su tamponi rapidi, ma non è stato mai pianificato. Dopo mesi di pausa, insomma, la situazione appare ancora incerta e piena di problematiche.