Più di mille i “bauli” che si sono ritrovati a Piazza del Popolo per dare voce alla rabbia dell’intero settore dello spettacolo, fermo ormai da un anno a causa del Covid.
In una suggestiva Piazza del popolo invasa dal fumo c’era anche tanta rabbia. Era la rabbia dei lavoratori dello spettacolo, di chi sta dietro le quinte, dei tecnici, di chi chiude il sipario. Ma anche di chi sta davanti, di chi va in scena. Era la voce di un settore che il Covid ha raso al suolo, insieme ai ripetuti e svariati lockdown , ai rimandi, alle restrizioni, alle normative e ai sussidi insufficienti che non sono bastati. Dopo la protesta al Globe di qualche giorno fa, è stato poi il pieno centro della Capitale ad accogliere le voci di chi, da un anno, non ha presente e attende invano che qualcuno possa ridargli il futuro.
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A Piazza del Popolo erano più di mille i bauli, più di mille le persone. Vestite di nero, sotto un cielo azzurrissimo ed un sole quasi al tramonto. Le maschere al volto e il peso dei giorni passati senza lavoro. Dal teatro al cinema, dalla musica ai tecnici. Erano tutti lì, in una piazza transennata, accanto al proprio baule, simbolo dell’intero settore ormai fermo da un anno. Tante le voci, ma univoco il grido al suono di un “Governo, ora ci vedi?”. Perché certe volte per farsi vedere, bisogna stare li. A gridare. A pretendere ciò che spetta. A dire che ciò che è stato fatto, forse, non basta più.