Alexei Navalny è in fin di vita. Le condizioni dell’oppositore russo, in carcere da febbraio, peggiorano di ora in ora. L’uomo è malato e non riceve adeguate cure. Sul caso si è espresso anche il presidente americano Joe Biden, il quale ha definito “totalmente ingiusto” quanto sta accadendo nel penitenziario a est di Mosca.
Le condizioni di salute di Alexei Navalny sarebbero peggiorate in modo preoccupante. Lo ha rivelato Kira Yarmysh, portavoce dell’oppositore russo, a seguito degli esiti di alcuni esami. «Le persone tendono a evitare di usare la parola “morte”, ma ora Alexei sta morendo. Nelle sue condizioni è una questione di giorni», ha scritto. L’attivista stesso, dal carcere, nei giorni scorsi aveva rivelato di non ricevere le necessarie cure e di avvertire dolori diffusi, soprattutto alla schiena e alla gamba. Dalle notizie provenienti dall’istituto penitenziario a est di Mosca, pare che le guardie carcerarie gli impediscano anche di dormire, disturbandolo nella notte. L’uomo è malato e dal 31 marzo scorso è anche in sciopero della fame. Adesso sembra essere veramente finita.
Alexei Navalny è stato arrestato lo scorso gennaio all’aeroporto di Mosca per ragioni politiche. L’uomo è da anni un fermo oppositore del Governo russo e di Vladimir Putin. È per questa ragione che la mattina del 20 agosto 2020 è stato avvelenato mentre era a bordo di un aereo – secondo le ricostruzioni – per ordine dei servizi segreti di sicurezza. La famiglia dell’intellettuale è riuscita a farlo trasportare in Germania, dove è stato curato presso una clinica di Berlino. I medici tedeschi hanno confermato l’ipotesi dell’avvelenamento.
Nel momento in cui le sue condizioni sono migliorate, tuttavia, il quarantaquattrenne ha deciso di ritornare in Russia. È stato dunque arrestato all’arrivo presso l’aeroporto, ufficialmente poiché colpevole di avere violato il periodo di libertà vigilata concessogli nel precedente caso giudiziario Yves Rocher ed inserito nella lista dei ricercati. La condanna è di tre anni e mezzo di carcere, ma ne deve scontare soltanto due anni e mezzo poiché i mesi restanti erano già trascorsi agli arresti domiciliari.
A fine marzo scorso, dopo due mesi di detenzione presso una colonia penale situata nella città di Pokrov, a circa 100 chilometri a est di Mosca, Alexei Navalny ha iniziato lo sciopero della fame poiché non gli veniva concesso di incontrare i propri medici. L’uomo aveva lamentato la mancanza di cure e un continuo disturbo del sonno. A inizio aprile Olga Mikhailova, uno degli avvocati, ha rivelato che il detenuto aveva febbre alta e tosse. L’oppositore russo stesso, inoltre, le aveva confidato che altri uomini reclusi nel reparto stavano ricevendo delle cure per tubercolosi. È molto probabile dunque che anche l’intellettuale abbia potuto contrarre la malattia.
Il team di legali di Alexei Navalny hanno inoltrato all’istituto penitenziario di Pokrov una richiesta affinché il medico personale Anastassia Vassilieva e altri tre specialisti potessero visitare il detenuto. Essa tuttavia non è stata ancora accettata. I risultati degli esami effettuati, tuttavia, hanno dato terribile esito. Dalle analisi è emersa una elevata presenza di potassio nel sangue, definita “critica”. Essa potrebbe causare anche un imminente arresto cardiaco. Inoltre, sono stati riscontrati alti livelli di creatinina. Un fattore che indica problemi ai reni. «Potrebbe morire da un momento all’altro», ha commentato Yaroslav Ashikhmin, un altro dei suoi medici.
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Joe Biden ha manifestato la propria solidarietà ad Alexei Navalny. “E’ totalmente, totalmente ingiusto. Totalmente inappropriato, anche sulla base del fatto che è stato avvelenato e poi ha fatto lo sciopero della fame“, ha detto il presidente degli Stati Uniti in merito alle condizioni in cui il detenuto versa. Il Governo americano negli scorsi giorni aveva anche imposto delle sanzioni contro la Russia per le interferenze nelle elezioni Usa e i cyber attacchi.
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Un gruppo di settanta intellettuali hanno pubblicamente chiesto al presidente russo Vladimir Putin che Alexei Navalny riceva l’assistenza sanitaria necessaria a salvargli la vita. Tra questi nomi di spicco come J.M. Coetzee, Jude Law, Vanessa Redgrave, J.K. Rowling e Arundhati Roy, nonché i premi Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievitch e Salman Rushdie. “Ci appelliamo a lei signor presidente affinché Navalny riceva immediatamente attenzione medica adeguata e le cure urgenti di cui ha bisogno e alle quali ha diritto come tutti i cittadini russi“, hanno scritto nell’appello.
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