Una donna in California ha rivelato di avere annegato i suoi tre figli. La trentenne soffriva da tempo di depressione ed era convinta che i tre bambini fossero vittima degli abusi del padre. È per questa ragione che ha deciso di porre prematuramente fine alle loro vite.
Joanna, Terry e Sierra – rispettivamente 3 anni, 2 anni e 6 mesi – sono morti nella casa della loro nonna materna. Ad ucciderli, in un modo brutale, è stata la loro madre, Liliana Carrillo. La donna ha annegato i tre figli nella vasca da bagno. Ormai da tempo soffriva di depressione ed il suo stato psicofisico si era ulteriormente aggravato dalla nascita della terzogenita nel corso della pandemia di Covid-19. L’assassina, negli ultimi tempi, si era convinta che il padre dei piccoli, da cui si era separata da qualche mese, abusasse di loro. È per questa ragione che, al fine di proteggerli dalle presunte violenze, li ha uccisi.
Liliana ha annegato i figli
Il dramma familiare è accaduto in California. Sabato i tre bambini, nati dalla relazione tra Liliana Carrillo ed Erik Denton, sono stati rinvenuti privi di vita presso l’abitazione dei nonni materni presso il quartiere Reseda di Los Angeles. A rivelare quanto accaduto, dal carcere, è stata proprio la madre, la quale ha rivelato di avere annegato i figli. “L’ho fatto dolcemente, li ho abbracciati e baciati e mi sono scusata per tutto il tempo“, ha raccontato. Successivamente ha spiegato anche il movente del delitto: “Vorrei che i miei figli fossero vivi, sì. Ma preferisco che non vengano torturati e abusati regolarmente per il resto della loro vita“. La trentenne credeva che Joanna, Terry e Sienna fossero infatti vittime di violenza sessuale da parte del padre. In particolare, i due più grandi ne avrebbero mostrato i segni. Al momento, tuttavia, gli inquirenti non hanno trovato alcuna prova di ciò.
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I problemi psicologici della donna
Liliana Carrillo da tempo soffriva di disturbi psicologici. La donna e l’ex compagno stavano combattendo una battaglia per l’affidamento dei tre bambini. L’uomo era consapevole dello stato psicofisico compromesso della trentenne. La situazione era peggiorata con l’avvento della pandemia di Covid-19 e con la nascita della terzogenita Sienna. La neo-mamma infatti soffriva anche di depressione post-partum. Sui social aveva scritto, poche settimane prima dell’omicidio, che non avrebbe mai voluto avere dei figli e successivamente aveva minacciato il suicidio. “I bambini non sono al sicuro con la madre”, aveva sottolineato Erik Denton nei documenti depositati in tribunale. Il padre delle tre vittime temeva il peggio.
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I segnali di squilibrio evidenziati nel tempo d’altronde erano stati davvero tanti. L’autrice del delitto, oltre a credere che il padre abusasse dei figli, riteneva anche che nella città di Porterville – in cui la famiglia aveva vissuto fino alla fine di febbraio – ci fosse un “gigantesco giro di traffico sessuale”. Inoltre, credeva di essere responsabile dell’avvento della pandemia di Covid-19. Più volte i familiari di Liliana Carrillo avevano tentato di spingerla a curarsi, ma quest’ultima aveva rifiutato. Aveva scelto piuttosto di abbandonare le terapie e risolvere i suoi problemi psicofisici con l’utilizzo della marijuana. È così che, prima che la giustizia potesse fare il suo corso, è accaduto il peggio.