L’imprenditore e la squadra di killer col machete: la storia del 38enne Alejandro Meroño

L’incredibile storia del 38enne spagnolo Alejandro Mateo Meroño, imprenditore sui Navigli a Milano. Su di lui pende un mandato di cattura internazionale del Perù. Ma i giudici italiani bloccano l’estradizione: il caso

L'imprenditore e la squadra di killer col machete: la storia del 38enne Alejandro Meroño

Imprenditore del turismo e del divertimento in Italia. Ricercato come mandante di una violenta spedizione punitiva in Perù. Sarebbero questo le due facce della medaglia di Alejandro Mateo Meroño, 38 anni, spagnolo di Cartagena ma di casa a Segrate, nel Milanese. A raccontare la sua storia è il Corriere della Sera.

Meroño e i 40 sicari in Perù

Venerdì scorso la polizia ha fermato il 38enne, incensurato, in un controllo casuale in stazione, appena sceso da un treno di rientro da Roma. Una successiva verifica del nome nella banca dati dell’Interpol ha portato gli inquirenti a scoprire che su di lui pendeva un mandato d’arresto internazionale spiccato dalle autorità peruviane.

Stando alle cronache, infatti, Meroño nel 2009 a Lima avrebbe assoldato una squadra di 40 killer armati di machete per vendicarsi dell’affittuario moroso della «Hakuna disco bar», di proprietà del 38enne. Una «soffiata» alla polizia, però, avrebbe fatto saltare il piano e portato all’arresto dei sicari ingaggiati dallo spagnolo. Non senza un violento scontro con i poliziotti in tenuta da guerra.

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Alcuni dei 40 sicari fermati nel 2009 (Fonte; Corriere della Sera)

Lo stop all’estradizione

Il 38enne, nel frattempo, sarebbe sparito nel nulla rifugiandosi in Europa. E torniamo a venerdì. Appurata la sua identità, i poliziotti italiani hanno quindi arrestato e portato Meroño in cella, avviando l’iter per l’estradizione. Che, però, è stato subito bloccato grazie all’intervento dell’avvocato d’ufficio, Maria Concetta Catanzaro, racconta sempre il Corriere.

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La legale ha infatti evidenziato come il reato di «usurpacion agravada» non sia previsto dal nostro ordinamento. E che, soprattutto, i fatti contestati sarebbero ormai prescritti. Per questo la Corte d’Appello di Roma non ha potuto far altro che scarcerare il presunto mandante dello squadrone di killer col machete. Meroño oggi è libero e cura i propri affari sui Navigli a Milano.

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