Se riaprono gli stadi allora devono riaprire anche cinema, teatri e concerti. La giusta protesta dei lavoratori dello spettacolo alla decisione della riapertura degli stadi.
Il governo Draghi ha deciso di autorizzare l’apertura al 25% della capienza lo stadio Olimpico di Roma per l’inaugurazione degli Europei l’11 giugno. Insorge così il mondo dello spettacolo che sta soffrendo la chiusura da più di un anno. Il mondo della musica e quello del teatro non riescono a ripartire. Concerti annullati e tour rimandati a data da destinarsi, crescono le disdette anche in teatro per la lirica. Sabato 17 aprile ci sarà una seconda manifestazione a Roma, in piazza del popolo della campagna Bauli in piazza per protestare contro il disinteresse del governo per il settore artistico. Un settore ridotto allo stremo dalla pandemia e dai provvedimenti di restrizioni, ora anche la beffa di essere scavalcato dagli europei di calcio. Il ministro Franceschini chiede al Cts l’autorizzazione per applicare le stesse regole degli eventi sportivi a quelle culturali. Di conseguenza dovrebbero essere permessi anche concerti e spettacoli all’aperto e negli stadi, luoghi analoghi a quelli in cui si verificano quelli sportivi.
Il ministro della cultura ha chiesto di aumentare la capienza dei luoghi di spettacolo dal 25 al 50% con un massimo di 500 spettatori al chiuso e 1000 all’aperto. Con ulteriori precauzioni si potranno fare anche grandi eventi con 5000 spettatori, come accaduto a Barcellona. Le richieste però sembrano non bastare e non soddisfare ma i lavoratori dello spettacolo restano amareggiati per il trattamento subito. La decisione di far tornare i tifosi negli stadi per le partite degli Europei ha infuriato il mondo della cultura e dello spettacolo che chiedono l’applicazione delle stesse regole. Una reazione aspettata che ha prodotto un effetto a catena da parte di teatri, cinema, musei.
“Intendo fare tutto il possibile per garantire la riapertura di tutti i luoghi dello spettacolo, il settore è stato colpito molto duramente e ha avuto sostegni significativi in quest’anno ma sta attraversando una sofferenza enorme” rassicura Franceschini. “Bisognerà puntare sui prossimi mesi che si prestano in Italia a una serie di eventi all’aperto. Riapriranno anche in condizioni di sicurezza i luoghi al chiuso” conclude speranzoso il ministro della cultura. Puntare quindi sulle piazze, sulle arene e gli stadi, tutti quei luoghi di cultura che il nostro paese ha per far ripartire lo spettacolo. Una decisione che già era prevista ma che ora, con la decisione del ritorno della tifoseria all’Olimpico ha generato proteste e pressioni sull’esecutivo.
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Anche il presidente Siae Giulio “Mogol” Rapetti chiede l’equità. “Sono completamente d’accordo con quanto dichiarato dal ministro Dario Franceschini in merito alla eventuale autorizzazione alla presenza del pubblico negli eventi sportivi” afferma Mogol. “Se si apre al mondo dello sport si deve aprire, negli stadi o in spazi analoghi, anche agli eventi culturali e spettacolistici, chiaramente sempre nel rispetto delle stesse modalità di sicurezza adottate per contrastare la diffusione del coronavirus.” Risponde categorico così uno dei padri della musica italiana.
Mentre ci va meno per il sottile il presidente della Fimi, federazione dell’industria Musicale Italiana Mazza. “E’ evidente che siamo di fronte ad una farsa” esprime il suo sconcerto al cospetto dell’autorizzazione dell’accesso di oltre 16mila persone all’Olimpico mentre si dibatte ancora sui protocolli per permettere gli eventi musicali estivi. “Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? E’ ridicolo” lamenta Mazza. Purtroppo, si tratta sempre di una decisione politica, il Cts è un organo che consiglia il governo ma l’ultima parola spetta all’esecutivo. Questo trattamento che manifesta poca equità per spettacoli di diversa categoria ma che si svolgono nello stesso luogo, mina la credibilità delle restrizioni e delle decisioni prese fino ad ora. Ci vuole criterio e buon senso mentre questa scelta fa pensare solo ad una scelta politico-economica.
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Mazza parla di una vera e propria discriminazione “Penso che artisti e addetti ai lavori non debbano accettare una discriminazione di tale portata. Deve essere immediatamente aperto un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente” chiama il settore ad insorgere. “Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio deve essere possibile anche per un concerto. E’ una questione di principio, il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo” esplode il direttore della Fimi. Nel frattempo lavoratori e lavoratrici dello spettacolo occupano il Globe Theatre in segno di protesta. Non prima e non ultima protesta del mondo dello spettacolo che sta insorgendo in questi mesi.
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