Gelo tra Italia e Turchia. Draghi ha sbagliato? No, la dichiarazione era voluta

Le parole del Presidente del Consiglio su Erdogan lo pongono come una nuova guida politica per tutta l’Unione Europea, anche per il suo impegno internazionale nella diffusione dei vaccini. E con gli altri leader europei in crisi, Draghi potrebbe candidarsi a nuovo punto di riferimento per l’UE. Con benestare dell’Italia. 

E se non fosse stata una gaffe? Se l’intenzione del premier fosse stata quella di porre l’Italia (e se stesso) in una nuova posizione di forza nei rapporti politici all’interno dell’Unione Europea? La frase di Mario Draghi su Erdogan “è un dittatore” ha smosso profondamente i rapporti tra il nostro Paese e la Turchia con tanto di rappresaglia economica da parte della nazione asiatica. E’ anche la prima volta che Draghi si impegna in settori non puramente economici o di gestione della pandemia.

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Ill New York Times in un articolo a firma di Jason Horowitz, proprio grazie a questa uscita considerata infelice dagli alleati europei, sottolinea come “Mario Draghi, sta consentendo all’Italia di acquisire una forza in Europa che non aveva da decenni. Nel suo breve periodo a Palazzo Chigi – si legge nel pezzo – Dragi ha rapidamente usato a proprio vantaggio le sue relazioni in Europa, la sua conoscenza delle istituzioni dell’Unione e la sua quasi messianica reputazione per rendere l’Italia un attore del continente quale non era da decenni“. La mossa “ha scosso la leadership di Bruxelles.

Secondo Horowitz, Draghi si ritine di essere “pronto a guidare l’Europa dalle retrovie nelle quali l’Italia, incapace di pareggiare il dinamismo economico dei suoi partner europei e di portare a segno le necessarie riforme, si trova da anni“. Il giornale ricorda come in Germania la cancelliera Angela Merkel lascerà il proprio incarico il prossimo settembre, così come in Francia il presidente Emmanuel Macron dovrà affrontare il prossimo anno un duro passaggio elettorale, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, stia ancora cercando di dimostrare la propria competenza. In questo scenario, “Draghi è nella posizione di riempire un vuoto di leadership in Europa” e sempre più “sembra parlare a nome di tutta l’Europa“.

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Il corrispondente del New York Times non manca di far riferimento all’umiliazione subita passivamente dalla von der Leyen, costretta ad accomodarsi su un divano durante un incontro ad Ankara nel quale, invece, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel veniva lasciato il centro della scena. “Ma è all’interno dell’Unione europea che Draghi ha mostrato che l’Italia sta spingendo con tutto il suo peso, ricordando le critiche ai negoziati con le compagnie farmaceutiche per l’acquisto dei vaccini e all’inazione sul blocco delle esportazioni“. 

Un altro aspetto da non sottovalutare è che in Turchia non tutti sono pro-Erdogan, anzi. C’è una parte dell’opinione pubblica turca che è d’accordo con quello che ha detto Draghi. L’opposizione però è piuttosto morbida su questa questione e i giornali turchi ne hanno parlato molto meno di quanto si sta facendo in Europa. C’è forse il timore che un attacco duro da parte di un capo di governo straniero possa produrre il tipico forte effetto di reazione nazionalista.

 

 

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