Mafia: domiciliari per due imprenditori palermitani

I Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei fratelli Giuseppe e Benedetto Amato, di 41 e 46 anni. Entrambi erano già indagati nell’inchiesta che a Pasqua ha portato in carcere il boss del “mandamento” di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, appena tornato dal Brasile per trascorrere le feste con la famiglia, e alcuni suoi fiancheggiatori. Le indagini coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo hanno portato al sequestro di attività commerciali, beni e conti correnti. I due arrestati sono accusati di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo e dalle modalità mafiose.

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Amato e Calvaruso

I fratelli Amato sono, inoltre, proprietari del ristorante Carlo V, nel centro storico di Palermo, e sono accusati di essere presta-nomi di Giuseppe Calvaruso, ritenuto socio occulto dell’attività commerciale. Difatti, Calvaruso, progettava insieme ai due arrestati di costruire un impero commerciale che potesse garantire ingenti entrate formalmente lecite. Intercettate anche le telefonate tra Giuseppe Amato e Calvaruso: il primo si lanciava in grandi lodi per l’amico boss appena uscito dal carcere: “Tu hai avuto quello che hai avuto. Diciamo  che tu sei mancato… le persone come te mancano Peppe. Le persone perbene come a te mancano, Capito?”. Calvaruso era compiaciuto per tante lodi: “E lo so”. Amato ribadiva: “Le persone come te mancano. A noi ci sei mancato… Io, mio fratello siamo sbandati…ora ci sei di nuovo… abbiamo bisogno… perché sei una persona educata… una persona di fondamentale…di etica, di certi principi… Questo è il discorso. E purtroppo… bisogna sempre migliorare nella vita. Gli amici ci vogliono, Peppe”. Parole che valgono più di un trattato di sociologia criminale.

Patti e sequestri

Giuseppe e Benedetto Amato, dunque, si sarebbero intestati fittiziamente beni di lusso del boss, tra cui una Porsche Cayenne. Uno dei due fratelli, inoltre, è rientrato la sera di lunedì scorso dalla Spagna dove, a Lanzarote, nelle isole Canarie, voleva aprire un’attività commerciale. Secondo il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Dario Scaletta e Federica La Chioma fra Calvaruso e gli Amato c’è un patto per schermare i beni e consentire al boss di Pagliarelli di gestire affari e togliersi lo sfizio di utilizzare, in strada come a mare, mezzi di lusso.

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Sequestrata anche la ditta “Edil Professional”, azienda edile, secondo l’ordinanza del Gip, fittiziamente intestata a due indagati, alla quale Giuseppe Calvaruso aveva fatto avere numerose commesse per la ristrutturazione di appartamenti e palazzi del capoluogo siciliano. In seguito all’indagine, il Carlo V e l’impresa edile proseguono l’attività in amministrazione giudiziaria. Sequestrati, infine, anche conti correnti riconducibili ai due imprenditori arrestati, attraverso i quali, in più occasioni, Calvaruso era riuscito a ricevere somme di denaro per far fronte alle spese legate alla prenotazione di viaggi, alberghi e cene. I beni sequestrati ammontano a 2.500.000  euro.

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