Morte Giulio Regeni, i servizi segreti egiziani “inscenarono una rapina finita male”. I pm di Roma depositano gli atti di tre nuovi testimoni che accusano gli 007. Udienza preliminare il 29 aprile
Tre nuove testimonianze accusano i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di essere gli autori del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano morto in Egitto nel febbraio del 2016. È quanto emerge dagli atti depositati dalla Procura di Roma in vista dell’udienza preliminare del 29 aprile a carico del generale Tariq Sabir e di Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Durante l’udienza il gup vaglierà la richiesta di processo per i quattro agenti della National Security Agency del Cairo.
Regeni, nuove accuse agli 007 egiziani: “Inscenarono una rapina finita male”
In particolare afferma che gli 007 egiziani sapevano della morte di Regeni già il 2 febbraio del 2016, il giorno prima del ritrovamento “ufficiale” del corpo. Gli agenti, poi, per deviare l’attenzione da loro “inscenarono una rapina finita male”. I pm romani ritengono che questa testimonianza sia affidabile.
Il testimone ha raccontato agli inquirenti italiani di essere diventato amico di Mohammed Abdallah. Quest’ultimo è il capo del sindacato indipendente degli ambulanti del Cairo che ha denunciato il ricercatore italiano ai servizi egiziani. L’uomo ha spiegato che il 2 febbraio del 2016 era con Abdallah, il quale “era palesemente spaventato”.
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“Lui mi ha spiegato – aggiunge – che Giulio Regeni era morto e che quella mattina era nell’ufficio del commissariato di Dokki in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam“. Ossia uno dei quattro 007 imputati. E conclude: “Quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia della morte” ha riferito “che la soluzione per deviare l’attenzione da loro era quella di inscenare una rapina finita male”.