Può l’educazione civica diventare un boomerang che va a colpire chi e dove meno te lo aspetti? È successo ad Alessandro Gassmann. Colpa di un tweet.ù
Ma cosa è successo? Molto semplice: qualche giorno fa, con un tweet, Alessandro Gassmann ha rivelato che i suoi vicini di casa, presumibilmente giovani, stavano festeggiando in barba alla zona rossa e alle regole per il contenimento della pandemia. Non solo, aveva anche elencato i numerosi scenari che avrebbero potuto palesarsi: stare zitti e subire, andare a suonare ai diretti interessati e lamentarsi direttamente con loro, chiamare la polizia per segnalare la violazione. Ma cosa aveva aveva scritto il figlio di Vittorio Gassmann?
“… sai quelle cose di condominio quando senti in casa del tuo vicino ,inequivocabilmente il frastuono di un party con decine di ragazzi?… hai due possibilità: chiamare la polizia e rovinarti i rapporti con il vicino, ignorare e sopportare, scendere e suonare...” Frasi che, senza chiarire come poi abbia deciso di regolarsi l’attore, hanno scatenato un violento dibattito su Twitter tra chi riteneva che avesse fatto bene a chiamare la polizia e chi invece lo chiamava spia, senza metti termini.
Insomma, una situazione molto simile a quella vissuta dal giocatore della Juventus Weston McKennie, denunciato dal vicino (anche lui juventino, come raccontato dal Corsera) proprio a causa di un party o forse di una cena cui stavano partecipando, tra gli altri, anche Paulo Dybala e Arthur Melo. Se i tre giocatori della Juve se la sono cavata con una multa, ad Alessandro Gassman è andata decisamente peggio. Il suo profilo Twitter è stato infatti bersagliato dagli hacker che lo hanno insultato e minacciato, convinti che l’attore avesse poi scelto la possibilità della denuncia.
Raggiunto dall’ADN Kronos, Gassmann ha spiegato che la moglie in particolare si era molto spaventata per tenore dei messaggi. Ancora scosso ha scritto: “Mi dispiace per le polemiche, e anche per gli insulti e le minacce che ho ricevuto. Quasi un anno e mezzo di pandemia ha esacerbato gli animi portando ad una rabbia diffusa. Mi dispiace soprattutto per mia moglie, che è spaventata e ringrazio chi invece mi sta mandando bellissimi messaggi”.
Raggiunto dall’ADN Kronos, Gassmann ha spiegato che pur non essendosi rivolto alle forze dell’ordine, in quel caso, non si sarebbe certo sentito una spia. Ha inoltre ribadito che “Dire quello che si pensa, e chiedere il rispetto delle regole ,dopo quasi un anno e mezzo di pandemia, viene da una parte consistente, vissuto con reazioni di violenza , con insulti personali e minacce. Grazie a chi ,anche se in disaccordo, ha voglia di confrontarsi“: parole di buon senso, che pongono anche l’accento sul fatto che forse la pandemia, con la quale ancora ci stiamo confrontando, non ci ha resi migliori.
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