Le isole dovranno attendere ancora qualche mese prima di potere essere Covid-free. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è favorevole all’iniziativa di proteggere zone con un sistema nazionale ridotto, ma per il momento le priorità sono altre.
L’Italia pensa a rilanciare il turismo in occasione dell’alta stagione. Il rischio, infatti, è che – con le riaperture che tardano ad arrivare e con alcuni Paesi che sono ormai a buon punto con la campagna di vaccinazione – la popolazione in estate possa preferire a cuor leggero mete estere. Un ennesimo brutto colpo per l’economia italiana, già in crisi. Il Governo non può permetterlo e dunque valuta soluzioni interne. Una di queste potrebbe essere la realizzazione di isole Covid-free. L’idea piace al ministro del Turismo, Massimo Gravaglia. Diversi governatori delle Regioni, tuttavia, si oppongono. Nessuna priorità a mete turistiche per favorire il “liberi tutti”. Ad esprimersi sul tema è stato anche Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, nel corso di un’intervista rilasciata ad Agorà, in onda su Rai 3.
Leggi anche -> Covid: le regole in spiaggia per l’estate 2021. Come sarà?
Sileri: “Sì a isole Covid-free, ma non adesso”
“Ad oggi sicuramente no perché nel programma di vaccinazione ci sono altre priorità, da rispettare senza deroghe“. Lo ha detto Pierpaolo Sileri, esprimendosi sul tema delle isole Covid-free. Il sottosegretario alla Salute, tuttavia, non intende bocciare il progetto. “Nel mese di maggio, quando arriveranno più dosi di vaccino, avrà molto senso dal punto di vista medico“, ha sottolineato.
Leggi anche -> Figliuolo ammette, 500mila vaccini al giorno obiettivo impossibile e si accontenta di 315mila
L’idea dell’esponente del Movimento 5 Stelle, ad ogni modo, è che le isole Covid-free non siano soltanto una garanzia per promuovere il turismo, bensì anche una assicurazione per la salute delle popolazioni che abitano nelle mete più ricercate da italiani e stranieri. “L’intento di vaccinare nelle piccole isole – ha chiarito – è medico, protettivo per le popolazioni locali. Spesso nelle isole molto piccole il Servizio sanitario nazionale, sebbene presente, non ha strutture ospedaliere enormi che possono avere chissà quale capacità di gestione“. È per questa ragione che è semplice ritrovarsi con un “sovraccarico dei servizi ospedalieri“, che spesso genera la necessità di trasportare i pazienti nelle province più vicine. In quest’ottica, “vaccinare gli abitanti delle isole è una garanzia per i residenti, che spesso non trovano delle risposte sanitarie simili a quelle che potrebbero trovare sulla terraferma“. Fra l’altro, ha aggiunto Pierpaolo Sileri, “numericamente parliamo di pochissime persone“.