Il confine sottile tra impossibilità di prevedere ed errore di previsione

Le istituzioni italiane – politica e scienza – hanno sbagliato troppo riguardo la gestione del Covid. Ma nessuno se ne assume la responsabilità.

La storia del siamo stati modello nella gestione del Covid” è una favola tutta italiana che si è definitivamente sciolta davanti all’evidenza dei fatti e al rigore con cui gli altri paesi affrontano e stanno affrontando l’emergenza pandemica. Sia la politica che il tanto conclamato Comitato Tecnico Scientifico – autorità quasi divina e capace di vaticini agli occhi dei partiti di maggioranza – hanno avuto come unica soluzione alla crisi la chiusura indiscriminata di settori economici meno tutelati, spazi di formazione (le scuole) e cultura. Eppure si sono miracolosamente salvati dalle chiusure luoghi come le grandi fabbriche e le chiese, “dimenticate” da Governo e Cts nonostante siano stati tra i maggiori luoghi di contagio di questo anno. Confindustria e Vaticano hanno garantito al posto loro.

Parliamoci chiaro, non era facile prevedere come affrontare una situazione che ancora oggi sta mettendo in ginocchio il mondo intero, con grandi paesi in lockodown quasi totale, coprifuoco alle 19 (vedi la Francia) e una percentuale di morti e malati ormai senza controllo (in Brasile si è raggiunti quasi 5.000 morti al giorno e la sanità al totale collasso). D’altra parte, stiamo parlando di una pandemia mondiale, mica di un problema da poco. Ma un conto è riconoscere che si tratta di una situazione difficile per tutti e che nessuno ha la soluzione in tasca, tutt’altro conto è sostenere che la ricetta magica ce l’abbiamo proprio noi, continuando a raccontarci la favola del “modello italiano“.  Una formula che oggi, nella situazione in cui siamo, davvero non si può più sentire.

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Ora è tempo che in Italia ci sia assuma la responsabilità della propria incapacità, politici e autorità scientifiche in testa. Le previsioni sono state tutte sbagliate e ancora oggi non sappiamo come venirne fuori, se non daremo una svolta alla campagna vaccinale. Le scuole italiane sono state chiuse per un tempo molto maggiore rispetto a quelle dei nostri vicini europei, le restrizioni dei luoghi di cultura e aggregazione sono state le più rigide, gli investimenti economici tra i più alti ma inadeguati eppure la nostra percentuale di morti è la più drammatica in Europa e tra le peggiori nel mondo. Di questo la politica e il mondo della scienza devono prendersene la responsabilità.

Il generale Francesco Paolo Figliuolo

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Non basta, come vuole il Cts, tenere tutto chiuso fino alla fine dei contagi. Non basta fare la voce grossa con la case farmaceutiche, come fanno Mario Draghi e Ursula von der Leyen, se i contratti con le industrie sono oscuri e celati ai cittadini, sbilanciati ad assoluto vantaggio loro. Non basta, come ha fatto la Lega, scaricare tutto sull’incapacità di Arcuri, sul quale ci sono anche dubbi sulla trasparenza e legalità delle azioni (la procura di Roma sta indagando). Non basta un generale degli alpini che promette una campagna vaccinale record se poi le dosi arrivate nelle nostre città sono cinque volte meno di quelle previste. Non basta invocare la volontà del popolo, come fanno i governatori regionali, che cedono alle paure dei cittadini sulla qualità e sulla presunta pericolosità dei vaccini. E basta, questa è una preghiera rivolta ai colleghi giornalisti, con il sensazionalismo che mette i cittadini meno preparati davanti alla paura del vaccino, della morte e di un futuro incerto.

 

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