È finita la luna di miele tra il “superpremier” e il paese reale, anche perché la discontinuità promessa non si è ancora mai vista.
“C’è nuova stagione politica che l’Italia ha davanti a se ed è la primavera che si è aperta con il cambio di governo e l’arrivo di Mario Draghi“, diceva Matteo Renzi, leader di Italia Viva, neanche un mese fa. La crisi di governo e il cambio di presidente del Consiglio avrebbero dovuto portare discontinuità rispetto alla gestione della pandemia da parte del Conte bis. O almeno è ciò che sperava chi – come Renzi – quella crisi l’ha voluta e addirittura innescata. Eppure, a due mesi dal giorno del giuramento del nuovo esecutivo, i cambiamenti nel Paese appaiono meno evidenti del previsto.
Tanto che sembra già finita la luna di miele tra il “superpremier” e la popolazione. I cittadini si aspettavano un ribaltamento efficace e immediato nell’adozione delle misure anti Covid, ma sono rimasti delusi molto presto. È per questo che ieri, lunedì 12 aprile, durante la manifestazione di ristoratori e lavoratori a Roma, sono comparsi i primi slogan contro Draghi. Cori, striscioni, insulti: in un clima di guerriglia non sono mancati i riferimenti al premier su cui tanti confidavano.
Nessuna discontinuità
La comunicazione di Draghi
Eppure, nonostante le convinzioni di Renzi, Draghi non sembra aver portato una svolta all’Italia. Ciò che è cambiato è solamente il tipo di comunicazione adottata dal presidente del Consiglio, meno spettacolare di quello di Conte. Anche se, ultimamente, sembra averci preso gusto anche lui con le conferenze stampa, rispetto a un primo periodo di goffaggine e imbarazzo. Per il resto, la gestione della crisi economica, sociale e sanitaria è cambiata ben poco.
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Le misure per l’economia
Sono ancora pochi e scarsi gli aiuti alle imprese, il blocco dei licenziamenti è stato ancora prorogato senza una visione – senza pensare che, una volta terminato, le persone perderanno il lavoro in massa -, non c’è nessuna previsione per le politiche attive. L’unica risposta resta un totale assistenzialismo – neanche preciso e puntuale – senza riforme vere e proprie.
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Le misure anti Covid
Lo stesso discorso vale per le misure anti Covid, in cui non è cambiato nulla. Non solo il ministro della Salute è rimasto lo stesso nel passaggio da un governo all’altro – Roberto Speranza – ma anche le modalità e le tempistiche per decretare l’apertura o la chiusura di una regione sono rimaste identiche. Restano le chiusure a singhiozzo e le colorazioni che cambiano ogni due settimane, resta un piano vaccinale in ritardo e soggetto a diversi tagli da parte delle multinazionali. I punti deboli del Conte bis, sono anche quelli del governo Draghi.