Il Ponte sullo Stretto non si farà nemmeno con i soldi del Recovery fund. Il progetto di infrastrutture di cui si parla da anni ormai sembra diventato un miraggio e neanche con i soldi dell’Europa si realizzerà.
Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, che collegherebbe la città siciliana a Villa San Giovanni, non vedrà la luce neanche con questo esecutivo. Nonostante sia tutto pronto, anche l’analisi di fattibilità tecnico-economica ha dato esito positivo, il ponte non si farà. Quasi vent’anni fa il progetto aveva avuto l’ok dal Cipe, nel 2003 ma dieci anni dopo il governo Monti blocca il progetto. Quest’anno sembrava il momento giusto per approfittare dei fondi che arrivano dall’Europa e investirli nel progetto infrastrutturale. Era stato creato anche un intergruppo parlamentare nato dalla volontà di Berlusconi, Renzi e la Lega ma il ministro dei Trasporti Giovannini dice no. Il progetto non è prioritario, non conviene impiegare i fondi europei in un progetto che non conviene fare, in fin dei conti.
I progetti infrastrutturali che hanno la priorità, soprattutto al sud sono altri come ad esempio la linea alta velocità Messina-Palermo-Catania e quella Salerno-Reggio Calabria. Ma la linea ferroviaria alta velocità si bloccherebbe a Reggio Calabria lasciando ancora più isolata la Sicilia che deve ancora affidarsi al trasporto aereo e navale. Anche le obiezioni riguardo la tenuta anti-sismica, sollevate dal ministro della Transizione ecologica Cingolani, sono state sfatate da studi certificati con enti italiani e internazionali che provano la tenuta del Ponte. Eppure i benefici per la Regione Sicilia, sia a livello commerciale che turistico sarebbero enormi. Il ponte sullo stretto avrebbe un impatto molto positivo sul Pil della regione.
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Questa crisi economica generata dalla pandemia ha aumentato il gap tra Nord e Sud del Paese. E’ necessario investire nel territorio meridionale soprattutto dove è più carente, e le infrastrutture sono un ambito in cui il Sud ha una necessità impellente. L’infrastruttura è un settore centrale nel Recovery plan. I fondi europei possono garantire un nuovo slancio dell’Italia. Ma bisogna fare investimenti mirati poiché saranno fondi che nei prossimi venti anni dovranno essere restituiti all’Europa e deve valerne la pena. In prima battuta, devono essere progetti di infrastruttura che producano effetti positivi sull’occupazione e siano proficui.
Il Ponte sullo Stretto sarebbe uno di questi per il General Manager di Webuild Massimo Ferrari. “Il ponte di Genova, icona e segno di speranza per il paese, ha significato che tutto si può fare. Servono interventi shock per superare la crisi e che fanno ripartire l’economia e le infrastrutture appartengono a questa tipologia” sottolinea il dirigente. “Il disegno del ponte è già stato approvato da tutti gli enti, se gli esponenti del governo vanno a leggere le carte capirebbero che il cantiere può partire nel giro di quattro mesi” insiste Ferrari. Per il General Manager della società infrastrutturale bisogna partire da progetti già pronti per avviare subito i lavori.
Ad incitare la realizzazione del Ponte sullo Stretto anche l’Unione Europea. Collegare la Sicilia al resto del Paese e quindi al Continente con un collegamento stabile è di fondamentale importanza. A contare sul Ponte anche la realizzazione del Corridoio strategico Scandinavo-Mediterraneo che parte da Helsinki passando per Berlino e dovrebbe arrivare a Palermo. Il progetto è uno dei corridoi delle reti trans-europee, le reti Ten-T ovvero un insieme di infrastrutture che collegano in modo diretto l’Europa. “Oggi la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei Corridoi, realizzando i collegamenti mancanti” ammonisce l’Ue.
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Le opinioni sul Ponte sullo Stretto sono varie e discordanti, c’è chi frena perché non si tratta di un progetto prioritario e chi insiste sull’inizio dei lavori che rivoluzionerebbe il Sud a livello economico e infrastrutturale. Un dibattito frutto di varie implicazioni politiche ma che nonostante tutte le obiezioni potrebbe effettivamente apportare benefici alla Regione Sicilia. Il rischio, se si dovesse realmente procrastinare la realizzazione – di nuovo – sarebbe di cestinare per sempre il progetto del Ponte sullo Stretto. Se non si riuscirà a realizzarlo ora con i fondi del Recovery e non si saprà cogliere questa opportunità, sarà difficile pensare ad una futura realizzazione.
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