Caserma Levante, la denuncia di tre studenti fermati dai carabinieri infedeli arrestati: fermati nel 2009 per un equivoco, poi pestati e umiliati dai militari di Piacenza. Uno dei giovani appeso per le manette a un albero
A 12 anni di distanza, emergono nuovi episodi oscuri attorno alle presunte violenze perpetrate all’interno della stazione Levante dei carabinieri di Piacenza. La scorsa estate la stazione era finita al centro di un’inchiesta della Procura piacentina che aveva portato all’arresto di sei militari infedeli e al sequestro della caserma dell’Arma di via Caccialupo. Il Corriere della Sera riporta oggi di un altro episodio di violenza, che riguarderebbe tre studenti universitari e risalirebbe al 2009.
Episodio emerso dopo la denuncia del padre di uno dei ragazzi, un ex ufficiale dei carabinieri, che per anni non ha creduto alle parole del figlio. Ma dopo l’inchiesta dello scorso luglio si è dovuto ricredere. Ora i giovani potranno chiedere la revisione del processo in cui hanno patteggiato per violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Ciononostante i militari della Levante, attualmente alla sbarra davanti al gup Fiammetta Modica, non potranno essere perseguibili per tale episodio, ormai prescritto.
Stando a quanto riportato, il pomeriggio del 18 maggio 2009 la Citroen C3 con i tre giovani passa di fronte all’università Cattolica di Piacenza. Uno fa un gestaccio «di liberazione» per la fine degli esami. Proprio in quegli istanti passa una gazzella dei carabinieri e uno dei militari equivoca il gesto, pensando fosse riferito a loro. A quel punto gli agenti raggiungono i ragazzi, li fermano e li fanno scendere dall’auto.
«Ci fu un contatto spalla a spalla tra me» e uno dei carabinieri che sarà poi arrestato. «Subito mi tirò un pugno dicendomi “Levati testa di c…”». Le parole di uno dei tre studenti, riporta sempre il Corriere, sono agli atti dell’inchiesta dei pm Matteo Centini e Antonio Colonna. I carabinieri portano poi i ragazzi alla Levante. «Ci fecero sedere a terra ammanettati». Uno viene fatto spogliare «completamente nudo» e perquisito, mentre un altro va in una stanza dalla quale si sentono «solo colpi di botte e grida di dolore».
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Un ragazzo finisce contro una porta che si scardina e cade a terra, poi viene «riportato all’interno trascinato per i piedi». A un certo punto una delle vittime – ricostruisce il CorSera – urla che gli stanno rompendo un braccio. Ma il carabiniere che lo picchia è tranchant: «Per me puoi anche morire». I tre studenti mettono a verbale che i militari non spiegano mai i motivi dell’arresto. Inoltre, li lasciano a lungo ammanettati senza acqua e senza poter chiamare avvocati o famiglie.
L’indomani, prima del fotosegnalamento, un militare appende letteralmente uno dei ragazzi con le manette al ramo di un albero. «Era più alto di me, costringendomi a rimanere in punta di piedi» e un altro agente lo colpisce con un pugno in pieno volto. Il tutto va avanti fino a quando un collega fa togliere il giovane da quella posizione dicendo che «questo schifo non lo voglio più vedere».
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Oggi la Procura prenderà la parola per la requisitoria. Le pene per i militari infedeli, ricorda il Corriere, potrebbero essere molto pesanti, fino a 15 anni di carcere. Le accuse, a vario titolo, sono di spaccio di droga, estorsione, peculato, violenza, lesioni e abuso d’ufficio. Gli imputati minori, soprattutto pusher, puntano invece a patteggiare la pena. La decisione del giudice è attesa per settembre.
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