Secondo quanto emerso da un recente studio condotto in Israele, la variante sudafricana del coronavirus resisterebbe anche al vaccino Pfizer-BioNTech. Pazienti rimasti positivi al virus anche dopo la seconda dose del farmaco.
Secondo quanto è emerso nelle scorse settimane, la variante sudafricana sarebbe resistente al virus di AstraZeneca. A dimostrarlo uno studio clinico, pubblicato dal New England Journal of Medicine, dal quale si apprende che due dosi del vaccino AstraZeneca Covid-19 hanno solo un’efficacia del 10,4% contro le infezioni da lievi a moderate causate dalla variante B.1.351. Nelle scorse ore, però, un altro studio clinico – sempre riferito alla variante sudafricana – parla di una resistenza anche al farmaco di Pfizer-BioNTech.
Come viene riportato da AlJazeera, lo studio è stato condotto in Israele dall’Università di Tel Aviv e del più grande operatore sanitario israeliano, Clalit. Si tratta, tuttavia, di una ricerca che non è stata ancora sottoposta a revisione dalla comunità scientifica, e il campione preso in analisi non risulterebbe nemmeno sufficientemente ampio per offrire dati certi – questo, in realtà, a causa della scarsa diffusione della variante sudafricana in Israele.
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La ricerca, pubblicata nella giornata di sabato, ha preso in analisi circa 400 persone che sono risultate positive al Covid-19 due o più settimane dopo aver ricevuto la prima o la seconda dose del farmaco, contro lo stesso numero di pazienti che, invece, non erano stati vaccinati. Secondo quanto riportato dallo studio, la variante sudafricana rappresenterebbe circa l’1% dei casi di Covid-19 delle persone prese a campione. Eppure, tra i pazienti vaccinati il tasso di prevalenza della variante era otto volte superiore a quelli non vaccinati: si parla infatti di un 5,4% contro lo 0,7%. I dati suggeriscono dunque che il vaccino Pfizer-BioNTech è meno efficace contro la variante sudafricana.
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“Abbiamo riscontrato un tasso sproporzionatamente più alto della variante sudafricana tra le persone vaccinate con una seconda dose, rispetto al gruppo dei non vaccinati. Ciò significa che la variante sudafricana è in grado, in una certa misura, di aggirare la protezione offerta dal vaccino “, ha spiegato Adi Stern dell’Università di Tel Aviv, leader del team di ricerca che ha condotto lo studio.
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