Un giovane ora maggiorenne scrive una lettera al Papa in cui racconta gli abusi subiti da un prete trasferito a Ferrara
«Padre Santo, mi rivolgo a lei come capo della Chiesa a cui credo e mi affido sempre. Mi rivolgo a lei come ultima possibilità». È l’incipit della lettera che, come riporta il quotidiano Il Messaggero, il 20 ottobre 2020 aveva scritto Alessandro (nome di fantasia), un giovane ora maggiorenne, a Papa Francesco. In questa lettera il giovane aveva riferito al Papa degli abusi che per diversi anni avrebbe subito, nel periodo in cui era un minore, da parte di don Giuseppe Rugolo, un sacerdote di Enna che all’epoca era un seminarista. Si trattava dell’ultima possibilità che si dava prima di recarsi in questura.
Voleva fargli sapere che il vescovo di Piazza Armerina, diocesi in cui si sarebbero verificati gli abusi risalenti a dieci anni or sono, pur essendo a conoscenza «di ogni cosa» indugiò e trasferì per due anni il sacerdote a Ferrara, dicendo che doveva concludere gli studi di teologia. Intanto visto che la giustizia ecclesiale era bloccata e non ricevendo alcuna risposta dal Papa, si era rivolto alla magistratura italiana.
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Ora la Procura di Enna sta portando avanti un’inchiesta e ha sentito per ore il vescovo Rosario Gisana il 21 gennaio scorso. Alessandro ha 27 anni e nella lettera al Papa descrive le difficoltà burocratiche cui la Chiesa lo avrebbe sottoposto:«Nel 2018 ho presentato una denuncia scritta a monsignor Rosario Gisana, il quale era già stato informato dai miei genitori che si erano recati da lui». Infatti i suoi genitori avevano parlato con lui l’anno prima, ma anche in quel caso non accadde nulla.
«Mi sono ritrovato a percorrere un inutile calvario di udienze private, interrogatori, incontri che hanno portato all’avvio di una indagine previa che ha coinvolto il Tribunale ecclesiastico di Palermo». Dell’inchiesta canonica però «non se ne è più saputo nulla». E mentre il sacerdote fu trasferito, come detto, a Ferrara, i genitori hanno raccontato che la diocesi siciliana li avrebbe contattati tramite la Caritas che avrebbe loro offerto «soldi in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio». La proposta sarebbe stata rigettata perché la presunta vittima vuole che vengano riconosciuti gli abusi subiti.
Alessandro, nella sua lettera al Papa, manifesta tutto il suo sgomento:«Il mio dolore si è ripresentato anche quando ho visto che don Rugolo veniva intervistato da Tv2000, la tv dei vescovi, in prossimità della Pasqua, durante il lockdown dell’anno scorso per raccontare la realtà di aggregazione giovanile di Enna». Alcuni mesi più tardi, il sacerdote è tornato a Enna «come se nulla fosse», prendendo anche parte alle processioni. Il giovane supplica il Papa di prendersi carico della vicenda «e per il bene della Chiesa che si ponga rimedio al comportamento negligente e rischioso per i giovani», dato che don Rugolo sta continuando a essere a contatto con i giovani.
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Secondo l’Ansa, la Procura di Enna sta portando avanti le indagini e non intende lasciar perdere. L’associazione nazionale vittime della pedofilia, l’Abuso, ha sporto denuncia contro i due vescovi per reato omissivo (sia il vescovo di Enna sia quello di Ferrara), ma attualmente non risultano iscritti al registro degli indagati poiché la denuncia è posta dai magistrati nell’inchiesta principale. Dalle indagini condotte risulterebbe che il tribunale ecclesiastico avrebbe archiviato il caso del parroco autore di abusi presunti sul minorenne per difetto di competenza tecnico giuridica visto che all’epoca dei fatti il prete era ancora seminarista.
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