Ue e governo italiano non riescono a trovare un accordo su Alitalia: è una storia infinita di stanziamento di soldi pubblici.
La storia infinita di Alitalia. Non accenna a concludersi la complessa trattativa tra la Commissione Europea e il governo italiano su Alitalia. Secondo le indiscrezioni più recenti le negoziazioni sarebbero arrivate a una fase di stallo. Il nodo della discussione sarebbero gli slot, cioè le fasce orarie per decolli ed atterraggi, all’aeroporto di Linate. L’ex Alitalia ne detiene circa il 70 per cento che, stando al piano dell’esecutivo italiano, dovrebbero passare alla nuova ITA. L’Ue, al contrario, vorrebbe ridurli al 50 per cento e redistribuire il restante 20 per cento alle altre compagnie.
La smentita di Giovannini
Le criticità nella negoziazione, tuttavia, sono state smentite dal ministro delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, in un question time alla Camera. “La trattativa non è in stallo“, ha detto. E ha aggiunto che “il governo sta ponendo in essere tutte le iniziative necessarie affinché il nuovo vettore aereo nazionale sia in grado di rispondere alla domanda di trasporto, ma anche di competere con gli altri operatori del settore, salvaguardando al massimo i livelli occupazionali”. E a proposito degli slot, il ministro ha voluto sottolineare che “possono essere trasferiti nel caso di acquisizione totale o parziale, quando le bande orarie sono direttamente connesse con il vettore aereo acquisito”.
La parole di Rixi
In ogni caso, l’ultimo salvataggio di Alitalia e la conseguente trattativa con Bruxelles non convince tutti al governo. Ad esempio la Lega. Lo ha confermato il deputato del Carroccio, Edoardo Rixi. “Il Conte bis ha aspettato troppo”, ha detto. E ha aggiunto: “Ora Draghi deve mettere in campo tutto il suo peso europeo”. Anche perché i tre miliardi stanziati lo scorso maggio nel decreto Rilancio per la costituzione della newco Ita sono solo gli ultimi di una lunga serie di soldi pubblici stanziati per tenere in piedi la compagnia aerea.
Soldi pubblici ad Alitalia
Secondo i dati contenuti in un report di Mediobanca, infatti, in 47 anni lo Stato italiano ha speso per Alitalia circa 13 miliardi. I fondi stanziati nel corso del tempo si possono suddividere in due periodi: quello tra il il 1974 e il 2014 e quello che va dal 2014 a oggi.
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Dal 1974 al 2014
Dagli anni Settanta fino al 2014, Alitalia è costata allo Stato italiano circa 7,4 miliardi. Soldi pubblici spesi per aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni). Nello stesso periodo di tempo la compagnia aerea ha generato introiti per lo Stato pari a 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale quindi è negativo per quasi 3,5 miliardi.
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Dal 2014 al 2021
Nel 2014 Alitalia viene comprata da Ethiad, ma tre anni dopo – nel 2017 – i lavoratori bocciano con un referendum il preaccordo per il salvataggio e la ricapitalizzazione da 2 miliardi della società, prevista in un piano che avrebbe causato circa 1.000 esuberi. Alitalia entra così in amministrazione straordinaria, decisa dal governo di allora, quello guidato da Paolo Gentiloni. L’esecutivo eroga quindi un prestito di altri 900 milioni di euro, la cui scadenza viene eliminata dal primo governo Conte. Con i tre miliardi del decreto Rilancio, infine, il saldo finale sale a 13 miliardi.