Il caso Renzi

Dalla crisi di governo alla polemica sul legame con Mohammad bin Salman, passando per l’irrilevanza nei sondaggi. Al momento è la figura politica più decisiva di questa legislatura.

I sondaggi politici non danno Italia Viva nemmeno al 3%, l’indice di gradimento del leader è tra i più bassi, nel passaggio dal Governo Conte II a Draghi IV ha perso enorme peso in Parlamento, è l’uomo più detestato in Parlamento e i suoi iscritti si stanno dando alla fuga. Eppure la XVIII legislatura sarà ricordata come quella caratterizzata da Matteo Renzi. Più nel male che nel bene.

L’ex-premier ha aperto una crisi politica che ha spalancato le porte a un governo di larghissime intese ed è da settimane al centro delle polemiche dovute ai suoi viaggi, all’attività da conferenziere ma soprattutto per al rapporto non chiaro con il principe saudita Mohammad bin Salman, vice-primo ministro dell’Arabia Saudita e membro della famiglia reale Al Saʿud. Renzi ha definito MbS “un mio amico” e dichiarato che nel suo paese ci sono “le condizioni di un neo-rinascimento. Sono invidioso del vostro costo del lavoro“.

LEGGI ANCHE: I sindacati dicono no allo stralcio delle cartelle del dl Sostegni. Ecco perché

LEGGI ANCHE: Ddl Zan bloccato in Senato dalla Lega. Ancora in stallo la legge che punisce la discriminazione

Purtroppo per Matteo un rapporto dell’ONU accusa il principe ereditario saudita di essere il responsabile della morte del giornalista Jamal Khashoggi, esplicitando i termini di un omicidio premeditato con tanto di prove. Non solo, i diritti umani in Arabia Saudita sono continuamente violati, come documentato da Amnesty International, per la violenza e la repressione del dissenso interno, i crimini di guerra commessi in Yemen, la condizione delle donne, l’oppressione dei migranti, lo sfruttamento e il fenomeno del tutoraggio nel mondo del lavoro saudita. Senza contare l’omicidio e la sparizione di diversi giornalisti tra cui appunto Khashoggi. Renzi non ha mai voluto chiarire quali siano i legami con questo personaggio e in qualità di Senatore della Repubblica sarebbe chiamato a risponderne davanti ai cittadini e alle istituzioni.

Nonostante ciò il Partito Democratico e gli iscritti di Italia Viva devono ancora fare i conti con lui. Il malumore dentro IV è evidente proprio dai silenzi dei parlamentari che non fanno parte del suo cerchio magico e che non ricevono alcuna comunicazione sulle scelte e le uscite pubbliche del loro leader. Enrico Letta lo ha incontrato nei giorni scorsi per discutere di alleanze, nonostante il veto posto da Renzi contro il Movimento 5 Stelle e soprattutto contro Giuseppe Conte, al momento il suo avversario numero uno. Renzi ha chiesto la candidatura a sindaco di Bologna Isabella Conti, sparigliando così le carte (quasi decise) dei dem nel capoluogo emiliano.

Che dire di un capo politico che ha raggiunto la vetta da segretario del Pd con la più alta percentuale di voti per un partito negli ultimi vent’anni e che si ritrova oggi con un partito personalistico che rischia di non fare eleggere nemmeno un consigliere comunale. E cosa dire su un Senatore che intrattiene rapporti con paesi esteri, ricevendo lauti compensi come conferenziere, ma diserta le aule parlamentari e tiene all’oscuro i cittadini che l’hanno eletto delle sue relazioni internazionali? Quale giudizio dare su un leader politico che diceva di destare il “ricatto dei partitini in Parlamento e ricatta con un partitino di cui è il monarca assoluto, Parlamento e alleati? Di Matteo Renzi si discuterà a lungo, ma la sulla durata della sua carriera politica i tempi sono brevi.

Gestione cookie