Bisognerà prestare attenzione a determinati sintomi dopo 3 settimane dalla vaccinazione per assicurare una diagnosi precoce in modo da affrontare eventuali problemi
Dopo le dichiarazioni di ieri da parte dell’Ema (Agenzia europea per i farmaci) in merito a un «possibile» legame tra rare trombosi e la somministrazione del vaccino AstraZeneca, è importante tenere le antenne dritte per 3 settimane dopo la vaccinazione, per riconoscere eventuali sintomi su cui intervenire subito. Secondo l’Ema, si tratta di effetti collaterali molto rari manifestatisi in un caso su 100mila persone vaccinate.
Al 4 aprile, i soggetti colpiti da eventi avversi, secondo il database europeo sulla sicurezza dei medicinali, sono stati 222 su 34 milioni di vaccinati, in particolare donne under 60. Ecco perché alcuni stati tra cui il nostro Paese, hanno scelto di raccomandare AstraZeneca solo a persone over 60 nonostante l’Ema abbia chiarito che non vi sono categorie di età o sesso per cui venga dimostrato un maggior rischio in merito. Secondo l’Ema si tratta di un vaccino sicuro con benefici positivi.
Non vi sono terapie per prevenire eventuali trombosi rare, ma è possibile ed è essenziale prestare attenzione a eventuali sintomi poiché esistono protocolli che riescono a ridurre i rischi correlati.
«Nessuna terapia, nessun esame, nessuna profilassi si può fare prima», spiega al Corriere della Sera l’ematologo Sergio Siragusa, vicepresidente della Società Italiana di Ematologia (SIE), grande esperto sulla trombosi. «Invece è necessario prestare attenzione a questi sintomi: gonfiore a un braccio o a una gamba, dolore addominale che non si risolve, cefalea che non passa, difficoltà a respirare o dolore toracico che non si risolve rapidamente, tachicardia o emorragie e lividi. Stiamo parlando di persone giovani che non hanno altre patologie concomitanti, perché altrimenti questi segni o sintomi potrebbero essere associati ad altro. In un paziente che sta bene e non ha nessuna malattia, la presenza di questi segni è importante».
L’esperto spiega inoltre che «il periodo più critico va da una settimana dopo la somministrazione fino a tre settimane dopo. È importante a prescindere dall’età, rivolgersi al medico di base in presenza di questi segni o sintomi per eventualmente farsi prescrivere un emocromo: siccome stiamo cercando le trombosi rare che sono soggette a piastrinopenia, questo è un primo screening. Altri esami al momento attuale potrebbero confondere. Quello che stiamo vedendo in ospedale (il professore dirige l’Ematologia del Policlinico di Palermo, ndr) è che la diagnosi precoce è fondamentale».
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Attualmente sono allo studio diversi protocolli e metodi per intervenire anche perché le info sulle trombosi rare vengono costantemente aggiornate. Il meccanismo è molto simile a un raro evento avverso dell’«Hit» («trombocitopenia indotta da eparina»). Se si riesce a riconoscerlo per tempo, è possibile trattare l’Hit con immunoglobuline e fluidificanti del sangue (senza eparina) che possono dare man forte nello scioglimento dei coaguli. Si ipotizza che questo genere di trombosi siano dovute a un meccanismo di autoimmunità. In breve, in determinati soggetti il vaccino va a stimolare anche la produzione di auto-anticorpi che vanno ad attaccare cellule del nostro corpo come piastrine e fattori di coagulazione.
L’Ema nel suo rapporto sulle suddette trombosi rare ha spiegato così i sintomi:«Fiato corto, dolore al petto, gonfiore alla gamba persistente, dolore addominale, sintomi neurologici (inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscata), minuscole macchie di sangue sotto la pelle oltre il sito di iniezione».
Intanto il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ha rassicurato in colloquio con l’Ansa che: «é stata fatta da EMA una review dei 79 casi di trombosi e nessuno si è verificato nella seconda vaccinazione. Ricordo che circa 20 milioni di inglesi sono stati vaccinati con AstraZeneca. Per la seconda dose non c’è al momento alcuna controindicazione».
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L’Aifa ha inoltre precisato, in merito alla decisione di vaccinare soggetti fragili con AstraZeneca, che il legame con eventi di trombosi «non è stato riscontrato nei soggetti di età superiore a 60 anni, nei quali l’incidenza dei casi a seguito della vaccinazione risulta addirittura inferiore rispetto a quella attesa. Il bilancio benefici/rischi del vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) si conferma complessivamente positivo e appare progressivamente più favorevole al crescere dell’età».
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