Draghi si dichiara “soddisfatto di ciò che la Libia con i migranti”, ignorando anni di inchieste e reportage sulle condizioni dei campi gestiti anche con i nostri soldi.
Mario Draghi si reca in Libia a elogiare il governo dimenticando i diritti i umani e rinnegando la nostra storia democratica. Il premier ha ringraziato il primo ministro ad interim Abdul Hamid Dbeibah “per quello che fa nei salvataggi” in mare. I militari libici bloccano migranti diretti in Italia per portarli o riportarli in centri di detenzione che le associazioni internazionali hanno definito dei veri e propri lager, arrestandoli senza aver commesso alcun reato, in barba a ogni convenzione internazionale e diritto umano.
In questi campi vengono private della libertà, torturate e tenute in condizioni disastrose migliaia di persone provenienti da diversi paesi. Le vittime più colpite sono le donne che oltre a questo, sono soggette a continue a violenze sessuali. “Il problema non è solo geopolitico, ma anche umanitario” ha provato a recuperare il premier, ma la frittata è fatta.
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L’Italia finanzia la Guardia costiera libica con circa 10 milioni di euro l’anno per fermare e recuperare i migranti, per un totale di circa 58 milioni di euro dal 2017 a oggi. Inoltre i campi migranti sono finanziati dall’Unione Europea. Ciò che accade dentro questi lager è documentato. Rimangono ancora negli occhi le immagini di un anno fa scattate di nascosto di una donna di una donna appesa a testa in giù e presa a bastonate, per non parlare delle testimonianze di chi ne è miracolosamente uscito vivo.
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Scrive sulle dichiarazioni di Draghi Medici senza Frontiere: “Un salvataggio in mare si conclude solo all’arrivo in un porto sicuro. Se migranti e rifugiati vengono riportati in Libia si tratta di una condanna alla violenza e alla brutalità nei centri di detenzione. C’è poco da essere soddisfatti”.
Draghi si è recato in Libia per stringere i rapporti col governo locale, ritenendo il paese economicamente e politicamente strategico per l’Italia e cercando così di recuperare la sua influenza in quest’area del Mediterraneo. Influenza che si è andata affievolendo in dieci anni di divisioni politiche e scontri armati. E’ la prima uscita internazionale di Draghi non inerente a temi non strettamente legati alla pandemia ma che riguarda il settore energetico in particolare per il ruolo di ENI.
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