Assegno unico, con i fondi disponibili si stima un assegno medio mensile di 161 euro a figlio. Serve una clausola di salvaguardia da 800 milioni per non penalizzare 1,35 milioni di nuclei
Sarà difficile garantire 250 euro per ogni figlio con i fondi attualmente a disposizione per l’assegno unico. Lo dice Il Sole 24 Ore, che in base agli stanziamenti attuali e agli studi sul tema stima un assegno medio mensile di 161 euro. Dopo l’ok del Senato alla legge delega, il governo avrà infatti 90 giorni di tempo per mettere a punto la misura. La base di partenza è di 20 miliardi, 12,9 dei quali provenienti dalla soppressione dei provvedimenti ora in vigore più altri sei stanziati con le ultime leggi di Bilancio. Risorse che, stando alle prime simulazioni, renderebbero difficile il raggiungimento del tetto stabilito di 250 euro a figlio.
Il nuovo assegno unico
Un primo studio dell’impatto della riforma economica su una platea di 7,6 milioni di famiglie beneficiarie lo ha fatto il gruppo di ricerca Arel-Fondazione Gorrieri-Alleanza per l’infanzia. Quest’ultimo ha proposto un assegno «moderatamente selettivo», pari a 161 euro al mese (1.930 in media all’anno) per ogni figlio minorenne, aumentato del 50% se disabile e ridotto del 40% se maggiorenne. A cui si aggiunge un incremento annuo di 300 euro per ogni figlio dopo il secondo. In questa ipotesi, per tutelare le fasce con redditi più bassi, il valore dell’assegno decresce in modo non lineare da 30mila euro di Isee a 52mila euro. Dopo il valore dell’assegno resterebbe fisso a 67 euro per ogni minorenne, 40 per i maggiorenni.
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Le simulazioni
Di fatto, applicando questo calcolo a un platea di 1,35 milioni di famiglie beneficiarie, ogni nucleo riceverebbe un assegno dal valore inferiore rispetto a quanto stabilito dalle normative vigenti. La perdita annua sarebbe in media di 381 euro e andrebbe a intaccare principalmente le famiglie con reddito da lavoro dipendente. Per tutelarle è dunque allo studio del governo l’introduzione di una clausola di salvaguardia, del costo stimato di ulteriori 800 milioni secondo Arel-Fondazione Gorrieri-Alleanza per l’infanzia.
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Anche una simulazione Istat di alcuni mesi fa descriveva un rischio simile, ipotizzando un assegno unico da 40 a 240 euro in base alle fasce Isee. L’ente statistico stima un saldo negativo per il 29,7% delle famiglie con l’introduzione della nuova riforma. Mentre il divario aumenta per il 37,6% dei nuclei familiari con redditi più alti.